lunedì 28 settembre 2009

NUMERAZIONE CIVICA - SI COMPLETA L'OPERA, MA NEL PEGGIORE DEI MODI







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Cosa fanno gli amministratori comunali per completare l'opera della numerazione civica, incompleta da oltre 6 anni?
Mandano il dipendente con l'ape comunale, il quale "inchioda" alle facciate delle case numeri civici vecchi.
NUMERI CIVICI VECCHI!!!!!!???!!
Certo, l'ho sempre detto: "Ci conza sconza mai tiempu perde".
Rimettono al loro posto targhette vecchie di numeri civici, tra l'altro sporche e malandate.
Esatto. Prima le hanno tolte, ovvero 6 anni fa.
Oggi ce le ridanno.
Per tapparci il muso!!!
Le ridanno vecchie alla zona 167.
Quindi, niente strada scritta sulla targhetta, ma solo numero civico vecchio.
Quel che è peggio è che a ristabilire lo stato dei fatti non è la ditta dell'Assessore Gianluca Mura, incaricata dalla vecchia amministrazione (Sergio Macrì, per intenderci) per progettare e realizzare l'intera opera che doveva essere completata, come da convenzione, entro 12 mesi, ma il dipendente comunale che guida l'ape comunale.
Come mai???
Cosa è successo???
Il Comune protegge la ditta???
Il Comune paga un dipendente per fare ciò che per convenzione dovrebbe fare un dipendente della ditta???
Il Comune paga di tasca propria dopo una convenzione chiara e trasparente?
MISTERO DELLA FEDE!!!
CARO SINDACO,
ANCHE QUESTO PER ME
E' BENE COMUNE.
Conoscere la verità negata, sulla questione,
e garantire lo stesso servizio a tutti i cittadini.
E 'nnu invece
a ci fiji e a ci fjiasci!!!

L'IMPORTANTE E CORAGGIOSA DENUNCIA DEL VIGILE CAV. DANIELE SCOZZI DI MELISSANO (DECIMA PARTE)

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Tratto dal "Nuovo Quotidiano di Puglia-Lecce"
del 27 Settembre 2009
CARO SINDACO,
PER ME BENE COMUNE
SIGNIFICA TUTELARE
E DIFENDERE
CHI LE MULTE
LE HA SEMPRE PAGATE
PER INTERO!!!
(Come denunciato
dal maresciallo SCOZZI,
secondo il quale sarebbero state
presumibilmente ridotte).

LO SMEMORATO DI MELISSANO NON RICORDA CHE E' STATO ABBANDONATO PRIMA DA UNA CONSIGLIERA COMUNALE (TENUZZO), POI DA UN ASSESSORE (STEFANO SCARCELLA)

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Tratto da "La Gazzetta del Mezzogiorno-Lecce"
del 27 Settembre 2009
Altro che sbattuti fuori dal governo.
Sono felice di essere scappato...
...e di desiderare il bene comune
lontanissimo da te, laddove ho conosciuto
un bene comune diverso e reale,
che non si chiama Poltrona!!!

SAMANTHA SCARLINO DI MELISSANO A "UOMINI E DONNE" - L'INTERVISTA APPARSA SUL "NUOVO QUOTIDIANO DI PUGLIA-LECCE" DEL 27 SETTEMBRE 2009



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SAMANTHA SCARLINO DI MELISSANO "PROCESSATA" INGIUSTAMENTE PER UNA TELEFONATA AL SUO EX, NELLA PUNTATA ODIERNA DI "UOMINI E DONNE"

Ha abbandonato il programma, dopo aver salutato.

L'ALTRA OMELIA (6) - RU 486: LA GEENNA DELLA VITA

XXVI Domenica
del Tempo Ordinario
27 settembre 2009
Di padre Angelo del Favero
27 settembre 2009
Tratto da ZENIT.org
“Giovanni gli disse: 'Maestro, abbiamo visto uno scacciare demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva'. Ma Gesù disse: 'Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geenna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue'” (Mc 9, 38-43.45.47-48).
“E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per la sciagure che cadranno su di voi! (…) Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato ed ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza” (Gc 5,1.5-6).

Geenna è il nome dell’antica valle di Hinnon, a sud ovest di Gerusalemme, usato in un secondo tempo per indicare il luogo definitivo del giudizio e della pena. In questa valle si teneva il culto pagano del dio assiro Molok, consistente nel sacrificio dei bambini, diffuso anche in Israele (cfr, 2Re, 16,3; e il re Acaz). Per quest’abominio Dio punirà il suo popolo e la valle di Hinnon si chiamerà valle della strage (Ger 7,31-34: “Hanno costruito le alture di Tofet - il luogo dei sacrifici - nella valle di Ben-Innom, per bruciare nel fuoco i loro figli e le loro figlie. Perciò, ecco, verranno giorni nei quali non si chiamerà più Tofet né valle di Ben-Innom, ma valle della Strage.”).
Il concetto di Geenna si andrà distinguendo da quello della valle di Hinnon, divenendo nel N.T. sinonimo di pena ultima e definitiva conseguente al giudizio divino (Gesù ai farisei: “Serpenti, razza di vipere, come potrete sfuggire alla condanna della Geenna?” - Mt 23,33).
Gesù oggi nomina tre volte la Geenna per indicare quella separazione da Dio che il catechismo chiama “inferno”, consistente nel “fuoco” di un’eterna agonia: l’intollerabile privazione dell’Amore del Padre, Grembo eterno di ognuno di noi, Vita della vita dell’uomo.
L’inferno è l’esistenza sprofondata nel baratro eterno del “non-Amore”, essendo ormai tardi per afferrare la mano della Misericordia, protesa in vita fino all’ultimo istante, ma sempre rifiutata.
Il simbolo iconografico del fuoco da’ l’idea di un dolore urente, come il tormento di un’ustione sulla pelle, continuamente in atto. L’inferno è l’eterna “ustione” dell’essere, dolorosissima tortura dell’anima e del corpo risorto, che non sarà provocata da fiamme di fuoco fisico.
L’inferno si spiega con l’Amore. Infatti, poiché è l’Amore la vita dell’anima, il suo cibo essenziale e la sua beatitudine (essendo stata creata dall’Amore, per l’Amore e in vista dell’Amore sin dal primo istante dell’umano concepimento), ne segue che il tormento più profondo e intollerabile che ci sia per la persona umana è la separazione eterna, totale, irreversibile e cosciente dall’Amore. Questo è l’inferno, questo è il fuoco della Geenna di cui parla Gesù.
Potrei dire la stessa cosa affermando che l’inferno è vivere per sempre separati dalla Vita, è la vita senza Vita, la vita vissuta nella morte e la morte vissuta nella vita, la vita come morte perennemente in atto. L’inferno è il gelo eterno e privo di vita di un’esistenza senza mai nemmeno un raggio del “Sole che sorge”; è il deserto totale del non amore, arsura infuocata, sete inestinguibile. E’ la tenebra, l’odio, la morte che dicono per sempre al condannato: “poiché tu hai scelto liberamente di vivere così in vita, ora vivi così per sempre: tu in noi e noi in te”.
Soffermiamoci ora sul significato storico di Geenna: è il luogo dell’uccisione sacrificale dei figli al dio pagano, luogo intollerabile ed abominevole per il Dio trinitario dell’amore e della vita, Lui che è triplice Relazione sussistente di figliolanza divina. Comprendiamo allora che ovunque sulla Terra avvenga una strage di figli, questo è per il cuore del Padre un luogo e un momento di indicibile strazio.
Ed è soprattutto il peccato della vita rifiutata e soppressa nel grembo a far gemere il cuore di Dio, amante e creatore della vita. Il grembo materno, infatti, permette a Colui che è “Signore e da’ la vita”, di dare la vita ad una moltitudine di figli. Quanto sconfinato sia il dolore che si rinnova nel cuore di Dio ad ogni decisione di abortire, lo possiamo intuire immaginando e amplificando all’infinito divino il dolore delle madri di Betlemme, mentre stringono al seno il corpo insanguinato ed esanime del loro bambino, strappato e ucciso dalla spada di Erode.
L’aborto è il peccato che “distrugge” il cuore filiale del Padre, lo strazia e lo “fa morire”, poiché “proprio nella carne di ogni uomo, Cristo continua a rivelarsi e ad entrare in comunione con noi, così che il rifiuto della vita dell’uomo, nelle sue diverse forme, è realmente rifiuto di Cristo” (Evangelium Vitae, n° 104). E Cristo è il Figlio unigenito del Padre.
Sì, la spada di Erode, mentre uccide il bambino nel grembo materno, trapassa anche l’anima del Padre celeste, contemporaneamente a quella di Maria, Madre della Vita. Lo fa intendere in maniera impressionante un passo del profeta Geremia: “Le mie viscere, le mie viscere! Sono straziato. Mi scoppia il cuore in petto, mi batte forte...Stolto è il mio popolo: non mi conosce, sono figli insipienti, senza intelligenza; sono esperti nel fare il male, ma non sanno compiere il bene. (…)Sento un grido come di donna nei dolori, un urlo come di donna al primo parto;..che spasima e tende le mani: “Guai a me! La mia vita soccombe di fronte agli assassini” (Ger 4,19.22.31).
Che l’aborto sia causa di una profonda sofferenza in Dio, come un’intima lacerazione delle sue “viscere materne”, lo fa intendere anche l’evangelista Giovanni, affermando che il Verbo Figlio unigenito “è nel seno del Padre” (Gv 1,18). Perciò ogni attentato alla vita umana nel grembo si ripercuote “nel seno del Padre”, nella stessa Fonte eterna che ha generato quella vita.
Veniamo più precisamente al messaggio del Vangelo di oggi. Tante volte ho letto e meditato queste drastiche parole di Gesù: “Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile..E se il tuo piede..E se il tuo occhio..” (Mc 9,43s).
Oggi le comprendo alla luce sinistra della RU 486, e le comprendo così: se la tua mano sta per prendere il bicchiere per deglutire le pastiglie mortali, gettalo via!; se il tuo piede sta per mettersi in cammino verso l’ospedale che ti fornirà il mezzo per uccidere tuo figlio, fermati!; se il tuo occhio dovrà poi verificare nel bagno l’omicidio del tuo bambino abortito, non sia mai! Perchè il fatto stesso di ingerire il veleno mortale della RU 486 ti separerebbe automaticamente dalla Vita, come un tralcio che si getta nel fuoco, e tu, con le due mani, con i due piedi e con i due occhi (cioè con tutta la tua persona), ti ritroveresti nella Geenna.
Sì, ma non pensare solo al fuoco dell’inferno nell’al di là, bensì anche alle conseguenze nell’al di qua: sarai da te stessa tagliata fuori dall’amore, tagliata fuori dalla vita, tagliata fuori dalla pace del cuore. Perciò: “E’ meglio per te entrare nella vita con una mano sola..con un piede solo..con un occhio solo anziché con due..nella Geenna”.
Cosa significano: una mano sola, un piede solo, un occhio solo? Significano l’aver accettato l’attuale momento difficile, questa situazione precaria, la rinuncia che in un primo momento ti ha fatto entrare nella tentazione di rifiutare la vita del bambino. Tutte cose reali, sacrifici concreti, disagi gravi, conseguenze dure e irreversibili. Ma l’alternativa è infinitamente più grande di ciò a cui si è rinunciato, è “entrare nella vita”. Cosa vuol dire?
Risponde Benedetto XVI: “La vita nel senso vero non la si ha in sé da soli, e neppure solo da sé: essa è una relazione. E la vita nella sua totalità è relazione con Colui che è la sorgente della vita. Se siamo in relazione con Colui che non muore, che è la Vita stessa e lo stesso Amore, allora siamo nella vita. Allora “viviamo” (Enciclica “Spe salvi”, n° 27).
Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E' diventato carmelitano nel 1987. E' stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.

SPECIALE ENCICLICA "CARITAS IN VERITATE" - L'ENCICLICA E IL MONDO DEL LAVORO - IV (54.ESIMA PARTE)

L'Arcivescovo Crepaldi
presenta l’enciclica
al Comitato esecutivo
della CISL ROMA
17 settembre 2009
Tratto da ZENIT.org
9. Ritengo che il sindacato debba affrontare queste tematiche, uscendo lui per primo da queste dicotomie, di cui è espressione la contrapposizione pubblico / privato, interpretando il nuovo e trovando un significativo rapporto con tutte queste nuove realtà. Qui non si tratta più solo del vecchio “terzo settore”, espressione ormai obsoleta e figlia della medesima contrapposizione profit / non profit. Infatti la Caritas in veritate dice che indispensabili elementi di gratuità ci sono in tutti gli ambiti, senza dei quali niente può funzionare. Il sindacato ha una grande vocazione, quella di favorire la coesione sociale, facendosi portatore di rivendicazioni e di autentici valori, di richieste normative e salariali ma anche di spazi di espressione per la persona, spazi in cui le persone, soprattutto i giovani, i non ancora occupati (n. 64), possano rispondere alla loro chiamata e, così, dare il meglio di sé. Così facendo, il sindacato scoprirà nuovi importanti campi di intervento.
10. Tra questi campi nuovi di intervento vorrei richiamare qui i due principali: la famiglia e la vita. Come ho detto prima, la prospettiva proposta dalla Caritas in Veritate è di vedere nelle persone e nelle cose non una nostra produzione ma un dono di senso che ci responsabilizza all’esercizio di una libertà non arbitraria. Ora, questa esperienza si fa prima di tutto in famiglia, dove l’accoglienza reciproca nell’amore e l’accoglienza della vita insegnano la logica del dono. Questo ci rende fratelli. L’enciclica dice che la vicinanza può essere prodotta ma non la fraternità. Quest’ultima va accolta come un dono. Dove se non nella famiglia facciamo questa esperienza? La Caritas in Veritate spiega così cosa significhi che la famiglia è la cellula della società. Senza l’esperienza della gratuità non c’è fraternità. Se questa esperienza non si fa in famiglia - ossia se la famiglia viene indebolita - tutta la società ne risente. Lo stesso si deve dire della vita. L’enciclica ci ricorda che l’accoglienza della vita comporta una ricchezza economica e che ad essa è legato lo sviluppo.
Questi due grandi temi, unitamente ad altre tematiche particolarmente sensibili presenti nell’enciclica, dai drammi provocati dall’ingegneria bioetica a turismo a sfondo sessuale, mi inducono a fare un’ultima considerazione su una problematica di frontiera sulla quale il sindacato sarà fortemente chiamato in causa in futuro, ma su cui mi sembra non si rifletta a sufficienza. Mi riferisco al diritto all’obiezione di coscienza per tutti i lavoratori che entrano in contatto con disposizioni legislative che impongono loro di partecipare operativamente al non rispetto della vita e della famiglia. Non è il caso che io esemplifichi qui le tante situazioni che già oggi interessano moltissimi lavoratori non solo nel campo sanitario, ma anche in quello giuridico ed amministrativo. Né la carità né la verità possono essere un diritto. Infatti esse sono un dono e non si possono produrre, ma solo accogliere. Esiste però il diritto a cercare la verità e la carità e ad attenersi responsabilmente ad esse una volta scoperte. La Chiesa ha una “missione di verità”. Ma credo che anche il sindacato, nel suo ambito e con le sue modalità, abbia una missione di verità (n. 9). La Chiesa difende la verità dell’uomo e della famiglia perché altrimenti contraddirebbe la creazione. Anche il sindacato, nel suo ambito e con le sue modalità, deve difendere la verità dell’uomo e della famiglia, perché altrimenti diventano impossibili lo sviluppo e la giustizia. Tale difesa passa anche attraverso la difesa della libertà di coscienza del lavoratore.
NOTE
1) In senso stretto ne parlano i paragrafi 63 e 64.
2) «Ogni lavoratore è un creatore» (Caritas in veritate 41 che riprende la Laborem exercens).
3) E. Hadas, L’economia, la finanza e il bene: una crisi concettuale cit, p. 53.
4) S. Fontana, L’immateriale nell’economia. Crisi finanziaria e ripensamento di alcune categorie economiche, “Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa” V (2009) 1, pp. 8-11.
(4-FINE)

RITORNIAMO SUL CASO ELUANA (SECONDA ED ULTIMA PARTE) - PERCHE' ABBIAMO BISOGNO IN FRETTA DI UNA SAGGIA LEGGE SUL FINE-VITA

Di Chiara Mantovani
21 settembre 2009

Tratto da ZENIT.org
Che cosa è successo, in Italia, da rendere necessario mettere per iscritto, anzi, scrivere una legge su come agire verso le persone ammalate, disabili, vicine alla morte? Come mai una materia, che fino ad ora era definita dalla deontologia nell’ambito del diritto e dalla “scienza e coscienza” dei medici nell’ambito etico, merita l’interesse della legislazione?
Se comprendiamo bene i motivi, forse capiremo meglio quale è l’urgenza che ci interpella. Sul piano delle idee, abbiamo smarrito una visione condivisa del senso del vivere, del soffrire e del morire. Di conseguenza, sul piano dei comportamenti, si sono moltiplicate le richieste di un allargamento della autodeterminazione dei pazienti, fino ad ipotizzare la legittimità non solo e non tanto della libertà di scelta delle terapie cui sottoporsi, ma anche della scelta di continuare o interrompere la propria vita.
Non si può negare che la vicenda di Eluana Englaro abbia portato con grande drammaticità alla ribalta qualcosa che da tempo si agitava nei dibattiti e nei confronti tra diverse prospettive antropologiche. Eluana è stata privata di un sostegno che le garantiva la sopravvivenza a causa del pronunciamento di un giudice: per la prima volta una sentenza ha permesso a personale medico e infermieristico di agire in modo difforme dalla buona pratica clinica (la quale implica di ovviare alle difficoltà e agli impedimenti dei pazienti), reputando che il bene di Eluana - quello che a detta di suo padre lei avrebbe scelto come bene - era morire piuttosto che continuare a vivere.
La gravità di questo fatto - di un giudice o di un gruppo di giudici che con una sentenza stabilisca la correttezza di un atto medico contrario al primo dei doveri medici, quel non nocere che dal V secolo avanti Cristo sta alla base dell’esercizio della medicina - è ciò che rende oggi necessaria una legge. Il cambiamento di mentalità che ha portato a questo, che ha convinto tanti della necessità di tutelarsi da una ipotetica violenza dei medici sui pazienti, che ha diffuso l’idea che la qualità della vita si possa tradurre con la vita di qualità, che ha insinuato che la morte possa essere una terapia, questo è un problema educativo, anzi, una vera emergenza educativa, che certamente non si risolve a colpi di sentenze o di leggi. Ma mai dovrebbe essere dimenticata la valenza anche educativa delle legislazioni. Mentre alle difficoltà educative si risponde con un impegno lungimirante, sapiente e appassionato volto a formare persone, e dunque necessariamente collocato nel medio-lungo termine, alle situazioni concrete di criticità si risponde con il tempismo dettato dalle circostanze.
Che caratteristiche deve avere allora la legge sul fine-vita, per garantire almeno quel minimo etico che difenda l’umano dall’uomo, per stabilire un favor vitae, per educare ad avere sempre la massima cura e rispetto di ogni essere umano indipendentemente dalle sue condizioni di salute? Si è giudicato che fosse utile che chiunque lo desideri possa esprimere le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari, rendendo dunque possibili le cosiddette DAT, le dichiarazioni anticipate di trattamento. A mio personalissimo avviso questa è già una piccola sconfitta, quella di un mondo medico che non è riuscito a persuadere sempre che l’interesse medico è comune a quello dei propri pazienti, avversario delle malattie e non delle persone, rivolto al bene, dedicato al prendersi cura anche quando non è in grado di guarire. Comunque sia, le DAT non possono essere il laccio della professione medica, né l’alibi per rifiutare le responsabilità, men che meno uno strumento disinvoltamente utilizzato per risparmiare sulla spesa dei sistemi sanitari. Potranno e dovranno essere uno strumento in più nella costruzione di un bel rapporto medico-paziente; strumento, appunto.
Sarà fondamentale ora l’approvazione di una legge che collochi l’alimentazione e l’idratazione fuori dal terreno di competenza delle DAT: perché essere alimentati e idratati quando il corpo ha necessità di ricevere acqua e sostanze nutritive ed è in grado di assimilarle e non serve altro che somministrarle non può essere altro che un aspetto del prendersi cura dell’ammalato o del disabile, che da soli non riescono a bere e mangiare. Smettere di fornire questi nutrienti quando ancora raggiungono lo scopo per cui sono pensati è troppo pericolosamente simile a smettere di alimentare un neonato o un anziano solo perché non li vogliamo più in carico.
Bisognerà che la legge non obblighi alcun medico a mettere in atto o a sospendere una terapia contrariamente al proprio convincimento clinico ed etico. Le volontà del paziente, ben conosciute in un corretto rapporto di alleanza terapeutica, saranno sempre da tenersi in profonda e rispettosa considerazione, ma non possono mettere un medico con le spalle al muro, dal momento che anche l’indipendenza della professionalità del curante è un valore fondamentale. Non si è forse esigito sempre dai medici l’indipendenza del giudizio clinico e terapeutico? Non si è decretato una volta per tutte a Norimberga, a Parigi e a Oviedo che il medico deve obbedire per primi ai principi di benevolenza e non-maleficienza?
Parlamento e società civile possono essere certi che i medici sono ben consapevoli che l’accanimento terapeutico come l’abbandono del malato sono atti molto lontani da un corretto esercizio della professione, che sono in agguato quando si presume della scienza e non si guarda alla persona ammalata con realismo, e quando la si guarda come un inutile fardello di sofferenza e di peso. Così come è sotto gli occhi di tutti che il vero pericolo non è lo spreco di risorse umane ed economiche, ma la mancanza di queste risorse. La recentissima approvazione di una legge che incoraggia e sostiene le cure palliative è un buon segnale di attenzione ai bisogni reali degli ammalati e delle loro famiglie, poiché è ampiamente dimostrato che, là dove l’ideologia dell’autodeterminazione non ha ancora avvelenato la percezione del reale, ciò di cui si sente davvero il bisogno è la cura, l’assistenza competente, la condivisione della sofferenza, la vicinanza umana.
Sarà fondamentale che l’approvazione di questa legge cosiddetta sul fine-vita arrivi presto, perché già troppo tempo è passato ad aggravare la confusione indotta dalle terminologie specialistiche e difficili (e non solo), mentre la gente comune è disorientata e non sa - ovviamente - distinguere tra stati di incoscienza, coma, stati vegetativi, stato di grave disabilità, diagnosi di morte imminente e prognosi infausta. Anche questo obiettivo di maggior chiarezza e presa di coscienza sta alla base della campagna “Liberi per Vivere”, lanciata da Scienza & Vita proprio per illustrare i fatti e aiutare quella consapevolezza che è premessa necessaria per giudizi personali responsabili.
Suonano sospetti, nelle vicinanze, e ora all’inizio, della ripresa dell’iter in Parlamento della legge, gli appelli a lasciar perdere, a prendersi ancora tempo di riflessione per cambiare quel ddl Calabrò che già è stato approvato al Senato, a procedere ancora a colpi di sentenze, quasi con l’auspicio che ciò che non si riesce ad ottenere dal legislatore si otterrà introducendo nella prassi una propensione eutanasica. Richiamandosi ad una autodeterminazione assoluta, non mancano nemmeno coloro che vorrebbero rendere i medici poco più che esecutori di desideri, allargando anche alla morte il già ampio ambito in cui ci si rivolge al “competente sanitario” per ottenere ciò che si esige: un figlio, un figlio sano, un figlio “su misura”, un cambiamento corporeo, una sostanza chimica per abortire.
Ci arrivano notizie inquietanti da altri Paesi, dove per esempio si organizzano legalmente i suicidi assistiti, con tanto di enfasi sulla raffinatezza delle procedure, e nei quali l’eutanasia è classificata come conquista di civiltà. Inquieta questa sottile propensione per la morte che si sta insinuando nelle “buone” società: in Svizzera si fa turismo tanatico, in Inghilterra la differenza tra assistenza e sospensione delle cure passa per le risposte a quattro domande di un questionario di valutazione della “qualità di vita” [1], in Spagna ci si avvia ad abortire a sedici anni senza dirlo a mamma e papà, se si ha paura che si arrabbino.
Deprimente questa “amicizia” con la morte, meglio che sia allontanata in fretta da casa nostra.
La dott.ssa Chiara Mantovani è vicepresidente dell’AMCI (Associazione Medici cattolici Italiani) e membro del Consiglio Direttivo di Scienza & Vita.

sabato 26 settembre 2009

L'IMPORTANTE E CORAGGIOSA DENUNCIA DEL VIGILE CAV. DANIELE SCOZZI DI MELISSANO (NONA PARTE)

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COMUNICATO STAMPA
SUL CASO DELLE PRESUNTE MULTE
RIDOTTE A MELISSANO
APPELLO AL PM

GUGLIELMO CATALDI
ALLA LUCE DELLA TRISTE

VICENDA DI MOLFETTA
Sul caso delle presunte multe ridotte o derubricate c’è grande confusione in paese e la cittadinanza è confusa, disorientata, sfiduciata. C’è bisogno di certezze e di giustizia, se qualcosa non è andato per il verso giusto, e non basta l’operato della Commissione Interna (comunale) di Verifica nominata dal sindaco di Melissano, Roberto Falconieri.
Dopo gli ultimi fatti riguardanti la denuncia del maresciallo Daniele SCOZZI e la richiesta, tutt’ora senza risposta, presentata dal sottoscritto al sindaco di Melissano, per conoscere cosa sia successo nel 2007 (ma alla luce di quanto dichiarato dallo stesso vigile, anche negli anni precedenti il 2007 e nel 2008), rivolgo il mio forte appello al pm Guglielmo Cataldi, titolare dell’inchiesta che sta conducendo da tre anni ad oggi, perché faccia luce sulla vicenda e si arrivi ad una conclusione della stessa nel più breve tempo possibile. Ciò, al fine di riportare serenità tra i melissanesi ed un’immagine rinnovata, prestigiosa e rispettabile del Corpo di Polizia Municipale che Melissano ha sempre vantato.
Io confido nella giustizia, nei tempi della giustizia e nell’operato, certamente apprezzabile, dello stesso pubblico ministero che sta indagando su certi episodi locali.
Nel 2005, su ordinanza del gip del Tribunale di Trani, Michele Nardi, si avviava a conclusione l’inchiesta sulla polizia municipale di Molfetta con l’interdizione dal pubblico ufficio di un tenente accusato di aver ridotto l’entità delle sanzioni amministrative. Il vigile avrebbe ridotto l’entità di diverse sanzioni amministrative e concesso il pagamento in misura ridotta al di là dei 60 giorni dalla notifica. Nella famosa “sentenza dei verbali truccati” fu scoperta la collaborazione del vigile con una serie di soggetti: gli addetti alla registrazione nel terminale dell’avvenuto pagamento delle sanzioni amministrative elevate, tutti coloro che presso il Comune non hanno mai effettuato controlli o rilevato il mancato versamento delle somme di denaro di spettanza delle casse comunali (revisori dei conti compresi), coperture all’interno delle istituzioni comunali. (Tutte notizie, queste, contenute in un articolo apparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 30 Novembre 2005, a firma di Antonello Norscia).
Mi auguro che tal episodio di Molfetta sia un fatto isolato e singolare, e se così non fosse, spero che qualcuno, a ragione, paghi quella parte di denaro negata alle casse comunali per chissà quali oscuri motivi.
Melissano, 26 Settembre 2009
Stefano Giuseppe SCARCELLA
CONSIGLIERE COMUNALE
Italia dei Valori - Melissano

DOPO IL VOMITEVOLE MANIFESTO DEL SINDACO E DELLA SUA MAGGIORANZA, DOPO LA QUERELA-DENUNCIA SPORTA DA STEFANO SCARCELLA (IDV) ED ANTONELLA TENUZZO (PD)

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COMUNICATO STAMPA
Abbiamo a che fare con un Sindaco disperato, ormai, che non sa quello che dice e quanto offende.
Lui e la sua combriccola di maggioranza non sono certamente un’equipe medico-psichiatrica e perciò, non sono le persone giuste a diagnosticare arbitrariamente e pubblicamente malattie psicologiche inesistenti.
Con quest’ultimo manifesto il nostro Sindaco ha dato il meglio del suo modo di fare e di essere, ed ha dimostrato l’incapacità di confrontarsi con le opposizioni VERE, che pongono problemi sociali e politici VERI, documentati dalle sue stesse delibere.
24 Settembre 2009
Stefano Giuseppe SCARCELLA
CONSIGLIERE COMUNALE
ITALIA DEI VALORI - MELISSANO

TASSA SUI RIFIUTI - L'ARTICOLO DEL CONSIGLIERE ROBERTO TUNDO (MELISSANO CAMBIA), IL COMUNICATO STAMPA DEL CONSIGLIERE STEFANO SCARCELLA (IDV)

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COMUNICATO STAMPA
DEL 15 SETTEMBRE 2009
I Signori che amministrano il nostro Comune dovranno pur spiegare, senza artifizi e raggiri di parole, come mai i melissanesi pagano il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti solidi urbani più caro della Provincia di Lecce e, con sorpresa, scoprono di risiedere nel comune più indebitato con la ditta Gial Plast: cifre da capogiro che superano 1milione 200mila Euro e che hanno fatto muovere anche il Prefetto di Lecce.
Nel consiglio comunale sul bilancio di previsione 2009 l’attuale maggioranza ha riservato ai cittadini solo pesantissimi aumenti di tasse: la tassa sui rifiuti solidi urbani è stata aumentata del 20%, già aumentata del 10% nel 2008. Prova ne è la cartella di pagamento che ogni famiglia ha ricevuto poco prima della festa patronale con importi salatissimi che altro non servono se non a ripianare l’allegra politica finanziaria di amministratori festaioli che brindano tra Verghereto e Polonia e che tra sprechi, incarichi e consulenze inutili hanno sommato un deficit disastroso.
Si sono proposti in campagna elettorale come risanatori delle finanze pubbliche. Si sono rivelati incapaci di spendere intelligentemente ogni minima risorsa, attenti solo ad aumentare le tasse e smemorati quando debbono restituire i soldi ai creditori.
E’ stranissimo come il Sindaco Roberto Falconieri e i suoi assessori dapprima aumentano del 20% la tassa sulla spazzatura e poi, a molte famiglie viene concesso l’esonero dal pagamento. Anzi, ancor peggio, piuttosto che esonerarle dal pagamento, hanno concesso loro un contributo economico di 300-400-500 Euro ciascuna per pagare la bolletta della spazzatura.
Stefano Giuseppe Scarcella
Consigliere Comunale
Italia dei Valori - Melissano

LE BUONE NOTIZIE CHE NON CI SFUGGONO - SAMANTHA SCARLINO DI MELISSANO A "UOMINI E DONNE" PER CORTEGGIARE GIUSEPPE

In bocca al lupo!
P.S.: Portaci Giuseppe, ma ti preghiamo..., non portarlo sotto la stupenda fontanella monumentale.
Qualcuno potrebbe telefonare in trasmissione per far sapere a tutta Italia chi l'ha voluta, quanto ci è costata, tutte le porcherie concluse con la visita vergognosa di Fabio & Mingo.
E poi, diciamocela tutta, con l'incantevole tua bellezza mediterranea... faremmo una figura con quella cosa lì... con quella forma di c...... con tutti quei piccioni... di cacca!!!

LA MUSICA CHE INSEGNA (1) - ASCOLTA: "UN PASSATO STERILE / NON CONOSCE REPLICHE / NE' AL FUTURO NE' AL PRESENTE..."

PROVINCIALE RACALE-MELISSANO AL BUIO, IL CONSIGLIERE STEFANO MINUTELLO CADE DALLE NUVOLE - AVEVO GIA' SCRITTO AI SINDACI FALCONIERI E BASURTO

APPELLO DEL CONSIGLIERE MINUTELLO
PER LA MESSA IN SICUREZZA
DELLA RACALE-MELISSANO
«Strada buia e pericolosa
la Provincia ora provveda»
Di Daniele Greco
Tratto da "La Gazzetta del Mezzogiorno-Lecce"
del 12 Settembre 2009
RACALE. «La provinciale Racale-Melissano va messa in sicurezza con un idoneo impianto di illuminazione ».
L’appello è di Stefano Minutello, consigliere comunale all’opposizione nel municipio di via Fiumi Marina ed esponente di maggioranza, con Azzurro Popolare, nel consiglio provinciale.
Stavolta la richiesta, una delle tante formulate negli ultimi anni dai politici locali sia del centrodestra che del centrosinistra, arriva direttamente all’attenzione del presidente della Provincia Antonio Gabellone e dell’assessore ai lavori pubblici Massimo Como, ai quali Minutello nella giornata di ieri ha inviato una lettera perchè della sua richiesta si tenga presente in sede di redazione del Piano triennale delle opere pubbliche della Provincia, documento tra l’altro di prossima redazione.
«La provinciale Melissano-Racale è un tratto di strada di particolare importanza - spiega Stefano Minutello - e dal momento che non è affatto illuminata necessita di una messa in sicurezza non più procrastinabile. Negli ultimi tempi infatti numerosi sono stati gli incidenti stradali, purtroppo anche mortali, su un’arteria che è diventata pericolosa non solo per la scarsa visibilità ma anche per la mancanza di ogni più elementare sistema di sicurezza a garanzia degli automobilisti che la percorrono».
Sulla stessa strada, una volta considerata a tutti gli effetti extra-urbana, per via dell’espansione urbanistica degli ultimi anni tanto dalla parte dell’abitato melissanese quanto da quello racalino, per lunghi tratti oggi insistono diverse abitazioni, «ed il continuo transito dei residenti - conclude Minutello - aumenta notevolmente la occasioni di rischio».
ECCO IL COMUNICATO STAMPA
DEL SOTTOSCRITTO
CONSIGLIERE COMUNALE,
STEFANO GIUSEPPE SCARCELLA,
CUI SEGUI' PRIMA L'ARTICOLO,
POI LE LETTERE
AL SINDACO DI RACALE,
AVV. MASSIMO BASURTO,
E AL SINDACO DI MELISSANO,
RAG. ROBERTO FALCONIERI.
OVVIAMENTE, SENZA RISPOSTA!!!
"COMUNICATO STAMPA
“SUBITO L’ILLUMINAZIONE PUBBLICA
SULLA MELISSANO-RACALE”
La strada comunale che collega i comuni di Melissano e Racale va illuminata con pali della pubblica illuminazione. E’ un problema che va risolto quanto prima perché necessario alla sicurezza di chi la percorre con autovetture, con ciclomotori, con biciclette.
Più volte in passato, quando ero assessore, ho consigliato al sindaco Roberto Falconieri un incontro con il sindaco di Racale, l’Avv. Massimo Basurto, perché si discutesse del caso e si prendessero insieme decisioni serie in merito. Tutte le volte, però, mi è parso di parlare al vento e i fatti comprovano che il sindaco Falconieri non si è mai adoperato per trovare un punto di accordo o tentare di dare soluzione al problema. Evidentemente, era impegnato ad organizzare comizi pubblici di accusa e a redigere opuscoli informativi che descrivessero il mondo fantastico di Platone, non la realtà di Melissano.
Nella strada comunale che porta dal campo sportivo di Melissano, fino alla recente illuminazione privata dell’autosalone “Fiore” di Racale, soprattutto nelle serate in cui manca il chiarore della luna, si piomba in un tratto pericolosamente buio e prima o poi ci scapperà il morto, visto che è percorsa in entrambe le direzioni, anche in tarda serata, da biciclette e, addirittura, da pedoni che, per motivi diversi, percorrono quel tratto di strada a piedi, lungo poco o più di un chilometro.
E’ un allarme che non va sottovalutato e che comporta una spesa non eccessiva. Si tratta, infatti, di dover allungare la linea elettrica già esistente in entrambe le cittadine, per l’impianto di altri 6-7 pali della pubblica illuminazione.
Confido nell’indiscussa sensibilità del sindaco di Racale, Massimo Basurto, e mi auguro a questo punto, che sia lui a fare il primo passo, perché le due comunità siano sempre più vicine non solo geograficamente, ma soprattutto, negli intenti, nella concretezza e nella risoluzione dei problemi e delle difficoltà comuni, nei propositi individuati e, mi auguro, condivisi.
Melissano, 11.08.2008
Stefano G. SCARCELLA
CONSIGLIERE COMUNALE"

NUOVE MINACCE DI MORTE / RASSEGNA STAMPA - SESTA ED ULTIMA PARTE

NEL LECCESE
Minacce a consigliere comunale Idv
Appello di Coppola: bisogna proteggerlo
Tratto dal Sito Internet
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it
Melissano, intimidazioni sui muri rivolte a Scarcella
Il partito: bisogna ripristinargli il servizio di sicurezza
LECCE - «Solidarietà» nei confronti del consigliere comunale Stefano Scarcella (Idv), oggetto di minacce di morte apparse due giorni fa su un muro di Melissano, in provincia di Lecce, è espressa in una nota dal consigliere provinciale di Lecce, Gianfranco Coppola.
Quest’ultimo assicura che si impegnerà per chiedere il ripristino, in favore di Scarcella, del servizio di sicurezza.
Scarcella, infatti, dopo aver ricevuto, nel 2008, lettere con minacce di morte e anche disegni di decapitazione, era stato sottoposto ad un servizio di sicurezza, interrotto circa un mese fa: pattuglie delle forze dell’ordine controllavano, cioè, la sua abitazione nelle ore notturne e serali.
«È questo l’ennesimo grave ed allarmante episodio intimidatorio che vede coinvolto un esponente dell’Italia dei Valori», scrive Coppola, il quale ricorda che primo fra tutti fu «il compianto Peppino Basile, colpevole solo di voler svolgere una azione politica finalizzata alla trasparenza, al rispetto della legalità, al contrasto dell’ingerenza di sistemi precostituiti nella modalità di gestione della cosa pubblica».
Coppola conclude assicurando «un impegno ancora più energico e deciso dell’Italia dei Valori, all’interno del territorio provinciale, per la difesa della legalità».
R. W. 25 settembre 2009

NUOVE MINACCE DI MORTE / RASSEGNA STAMPA - QUINTA PARTE

Minacce di morte
a consigliere Idv di Melissano
Tratto dal Sito Internet
www.lagazzettadelmezzogiorno.it
MELISSANO (LECCE) - Alcune scritte con minacce di morte nei confronti del consigliere comunale dell’Idv di Melissano Stefano Scarcella sono comparse sui muri del piccolo centro salentino.
Lo denunciano in una nota congiunta l'on. Pierfelice Zazzera e Francesco D’Agata, coordinatori regionale e provinciale dello stesso partito.
Nell’esprimere solidarietà a Scarcella, i due dirigenti dell’Idv ricordano che episodi simili sono accaduti anche ad Ugento (Lecce) nei confronti di Giuseppe Basile, il consigliere comunale e provinciale ucciso la notte tra il 14 e il 15 giugno 2008.
“Il ripetersi di questi eventi - sostengono Zazzera e D’Agata - è doppiamente pericoloso: per i precedenti, gravissimi, ma anche in relazione alla necessità di non abbassare la guardia, di non far passare sotto silenzio atteggiamenti e toni che nulla hanno a che fare con la politica e con i ruoli istituzionali”.

NUOVE MINACCE DI MORTE / RASSEGNA STAMPA - QUARTA PARTE

Zazzera e D’Agata (IdV)
“Vicini a Stefano Scarcella,
oggetto di intimidazioni”
Tratto dal Sito Internet
www.ilpaesenuovo.it
Lecce (Salento) - “È un film già visto, per questo siamo categorici e drastici nel condannare le minacce di cui il consigliere Stefano Scarcella, di Melissano, ha subito in questi giorni per il semplice fatto di svolgere il proprio compito all’interno delle istituzioni”.
A dichiararlo congiuntamente sono Francesco D’Agata e l’on. PIerfelice Zazzera, rispettivamente coordinatore provinciale dell’Italia dei Valori di Lecce e coordinatore Regionale.
“Sui muri del comune sono apparse scritte simili a quelle, ahinoi, apparse ad Ugento nei confronti del compianto Peppino Basile - proseguono - per questo il ripetersi di questi eventi è doppiamente pericoloso: per i precedenti, gravissimi, ma anche in relazione alla necessità di non abbassare la guardia, di non far passare sotto silenzio atteggiamenti e toni che nulla hanno a che fare con la politica e con i ruoli istituzionali”.
“La minaccia di morte apparsa - concludono - in riferimento a Scarcella è un atto grave per il sottinteso che nasconde, per i richiami alla storia recente del Salento, per la gravità dei toni. Siamo vicini a Stefano ed agli amici di Melissano, siamo con lui e, tutti insieme, continuiamo a percorrere il nostro modo di intendere la politica, con entusiasmo, con l’obiettivo di legalità e trasparenza nella Pubblica Amministrazione”.

NUOVE MINACCE DI MORTE / RASSEGNA STAMPA - TERZA PARTE

MELISSANO E SALVE
ATTI INTIMIDATORI AI PARTITI LOCALI
A Melissano minacce di morte sui muri al consigliere Idv, Stefano Scarcella, mentre a Salve presa a sassate la sede locale del Pd. La politica reagisce alle intimidazioni e chiede dialettica seria.

Tratto dal Sito Internet
www.lecceprima.it
“Scarcella sei morto”: ecco il messaggio intimidatorio apparso su muro di Melissano, all’imbocco di via Paolo Veronese, ai danni del consigliere comunale, Stefano Scarcella, referente cittadino di Italia dei Valori.
Il politico locale già alcuni mesi fa fu minacciato di morte tramite lettere anonime, ma restano tuttora ancora poco chiare le motivazioni che hanno causato questo inatteso vituperato gesto.
Immediata arriva la solidarietà dell’Idv provinciale a Scarcella, attraverso le parole del responsabile, Francesco D’Agata, che condanna “la minaccia di morte” apparsa sui muri di Melissano e che manifesta come tutta l’Idv si stringa “all’amico e compagno di partito Stefano Scarcella”.
“E’ l’ennesimo grave ed inquietante episodio intimidatorio - spiega D’Agata - nei confronti di un esponente delle istituzioni ‘colpevole’ solo di voler fare una politica trasparente e di denuncia, così come non è la prima volta che militanti di Italia dei Valori, primo fra tutti il compianto Peppino Basile, abbiano subito minacce ed episodi di violenza sol perché hanno osato dire la Verità e toccare nervi scoperti delle Amministrazioni locali ponendosi quindi in antitesi alle logiche di certi sistemi precostituiti. Nonostante ciò, tutta l’Italia dei Valori nell’esprimere profonda solidarietà e vicinanza umana e politica nei confronti del proprio militante ed amico, ribadisce che non si farà mai intimidire e che proseguirà con maggior vigore ed entusiasmo le sue lotte al fianco dei cittadini per la trasparenza della Pubblica Amministrazione e per la Legalità”.
Ma quello di Melissano non resta l’unico atto vandalico: infatti, anche a Salve, nella notte tra il 22 e il 23 settembre ignoti hanno preso di mira la sede del Partito Democratico locale, danneggiando la porta di ingresso del circolo territoriale con il lancio di un sasso di grosse dimensioni, che ne ha mandato in frantumi il vetro.
“Si è trattato - ha spiegato Stefania Borrello segretaria del circolo di Salve - di un attacco vile e violento, ai danni di una sede politica nella quale liberi cittadini si riuniscono per discutere pacificamente e democraticamente, un luogo dove confronto e dialogo si svolgono a viso aperto.
Nell'esprimere fiducia nelle forze dell'ordine, che lavorano per individuarne i responsabili, condanniamo fermamente questo atto vandalico, che, qualunque matrice esso abbia, è certo teso a turbare la vita democratica del nostro paese.
Il circolo territoriale di Salve del Partito Democratico non si lascerà intimidire e chiede a tutte le forze democratiche della comunità salvese di prendere una posizione netta contro queste azioni sconsiderate”.
Solidarietà al circolo Pd di Salve, è stata espressa anche da Salvatore Capone, segretario provinciale di partito: “Chiunque ne sia l’autore - afferma Capone -, deve sapere che non riuscirà in nessun modo ad influenzare l’importante esercizio di democrazia che in questi giorni si sta svolgendo nelle nostre sedi.
Questo episodio rischia di rivelarsi l’ennesima conseguenza dell’imbarbarimento dei toni del dibattito politico, al quale da un po’ di tempo stiamo assistendo, a tutti i livelli ed in tutti gli schieramenti.
È necessario riportare le discussioni entro i confini di una dialettica seria e responsabile, fatta esclusivamente di contenuti e progettualità”.
La Redazione

NUOVE MINACCE DI MORTE / RASSEGNA STAMPA - SECONDA PARTE

Melissano: minacce
al consigliere Scarcella
Tratto dal Sito Internet
www.ilgallo.eu
La scritta “Scarcella 6 morto” è comparsa su un muro del paese, esattamente all’imbocco di via Paolo Veronese. Stefano Scarcella è consigliere comunale di Melissano e referente cittadino di Italia dei Valori.
Già alcuni mesi fa fu minacciato di morte tramite lettere anonime.
Immediata la solidarietà dell’IdV provinciale, attraverso l’intervento dell’avv. Francesco D’Agata, responsabile provinciale del partito.
“L’Italia dei Valori della provincia di Lecce tutta”, dichiara D’Agata, “condanna la minaccia di morte e si stringe intorno all’amico e compagno di partito Stefano Scarcella, consigliere comunale e referente cittadino di IdV a Melissano, dopo la minaccia di morte apparsa su di un muro del paese.
E’ l’ennesimo grave ed inquietante episodio intimidatorio nei confronti di un esponente delle istituzioni “colpevole” solo di voler fare una politica trasparente e di denuncia, così come non è la prima volta che militanti di Italia dei Valori, primo fra tutti il compianto Peppino Basile, abbiano subito minacce ed episodi di violenza sol perché hanno osato dire la Verità e toccare nervi scoperti delle Amministrazioni locali ponendosi quindi in antitesi alle logiche di certi sistemi precostituiti.
Nonostante ciò, tutta l’Italia dei Valori nell’esprimere profonda solidarietà e vicinanza umana e politica nei confronti del proprio militante ed amico, ribadisce che non si farà mai intimidire e che proseguirà con maggior vigore ed entusiasmo le sue lotte al fianco dei cittadini per la trasparenza della Pubblica Amministrazione e per la Legalità”.

NUOVE MINACCE DI MORTE / RASSEGNA STAMPA - PRIMA PARTE

«Minacce di morte
a consigliere Idv di Melissano»
Tratto dal Sito Internet
www.lagazzettadelmezzogiorno.it

Lo denunciano in una nota congiunta l'on.Pierfelice Zazzera e Francesco D’Agata, coordinatori regionale e provinciale dello stesso partito.
Nell’esprimere solidarietà a Stefano Scarcella, i due dirigenti dell’Idv ricordano che episodi simili sono accaduti anche ad Ugento (Lecce) nei confronti di Giuseppe Basile, il consigliere comunale e provinciale ucciso la notte tra il 14 e il 15 giugno 2008.

LETTERA CIRCOLARE VATICANA, SULL'INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE NELLA SCUOLA, DELLA CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA - PRIMA PARTE

Ecco la lettera circolare sull'insegnamento della religione nella scuola inviata dalla Congregazione vaticana per l'Educazione Cattolica ai Presidenti delle Conferenze episcopali e datata 5 maggio 2009.
Eminenza/Eccellenza Reverendissima,

la natura e il ruolo dell’insegnamento della religione nella scuola è divenuto oggetto di dibattito e in alcuni casi di nuove regolamentazioni civili, che tendono a sostituirlo con un insegnamento del fatto religioso di natura multiconfessionale o di etica e cultura religiosa, anche in contrasto con le scelte e l’indirizzo educativo che i genitori e la Chiesa intendono dare alla formazione delle nuove generazioni.
Pertanto, con la presente Lettera Circolare, indirizzata ai Presidenti delle Conferenze Episcopali, questa Congregazione per l’Educazione Cattolica, ritiene necessario richiamare alcuni principi, che sono approfonditi nell’insegnamento della Chiesa, a chiarificazione e norma circa il ruolo della scuola nella formazione cattolica delle nuove generazioni; la natura e l’identità della scuola cattolica; l’insegnamento della religione nella scuola; la libertà di scelta della scuola e dell’insegnamento religioso confessionale.
I. Il ruolo della scuola
nella formazione cattolica delle nuove generazioni
1. L’educazione si presenta oggi come un compito complesso, sfidata da rapidi mutamenti sociali, economici e culturali. La sua missione specifica rimane la formazione integrale della persona umana. Ai fanciulli e ai giovani va garantita la possibilità di sviluppare armonicamente le proprie doti fisiche, morali, intellettuali e spirituali; ed essi vanno anche aiutati a perfezionare il senso di responsabilità, ad imparare il retto uso della libertà, e a partecipare attivamente alla vita sociale (cfr c. 795 Codice di Diritto Canonico [CIC]; c. 629 Codice dei Canoni delle Chiese Orientali [CCEO]). Un insegnamento che disconoscesse o emarginasse la dimensione morale e religiosa della persona costituirebbe un ostacolo per un’educazione completa, perché «i fanciulli e i giovani hanno il diritto di essere aiutati sia a valutare con retta coscienza e ad accettare con adesione personale i valori morali, sia a conoscere e ad amare Dio più perfettamente». Perciò, il
Concilio Vaticano II ha chiesto e raccomandato «a quanti governano i popoli o presiedono all’educazione di preoccuparsi perché mai la gioventù venga privata di questo sacro diritto» (Dichiarazione Gravissimum educationis [GE ],1).
2. Una tale educazione richiede il contributo di molti soggetti educativi. I genitori, poiché hanno trasmesso la vita ai figli, sono i primi e principali educatori (cfr GE 3; Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica
Familiaris consortio [FC], 22 novembre 1981, 36; c. 793 CIC; c. 627 CCEO). Per tale ragione, spetta ai genitori cattolici, curare l’educazione cristiana dei loro figli (c. 226 CIC; c. 627 CCEO). In questo compito primario i genitori hanno bisogno dell’aiuto sussidiario della società civile e d’altre istituzioni, infatti: «la famiglia è la prima, ma non l’unica ed esclusiva comunità educante» (FC 40; cfr GE 3).
3. «Tra tutti gli strumenti educativi, un’importanza particolare riveste la scuola» (GE 5), che è «di precipuo aiuto ai genitori nell’adempiere la loro funzione educativa» (c. 796 §1 CIC), particolarmente per favorire la trasmissione della cultura e l’educazione al vivere insieme. In questi ambiti, in conformità anche alla legislazione internazionale e ai diritti dell’uomo, «deve essere assolutamente assicurato il diritto dei genitori alla scelta di un’educazione conforme alla loro fede religiosa» (FC 40). I genitori cattolici «affidino i figli a quelle scuole nelle quali si provvede all’educazione cattolica» (c. 798 CIC) e, quando ciò non è possibile, devono supplirne la mancanza (cfr ibidem).
4. Il
Concilio Vaticano II ricorda «il grave dovere, che incombe sui genitori, di tutto predisporre o anche di esigere», perché i loro figli possano ricevere un’educazione morale e religiosa «e in armonia con la formazione profana progrediscano in quella cristiana. Perciò la Chiesa loda quelle autorità e società civili che, tenendo conto del pluralismo esistente nella società moderna e garantendo la giusta libertà religiosa, aiutano le famiglie perché l’educazione dei loro figli possa aver luogo in tutte le scuole secondo i principi morali e religiosi propri di quelle stesse famiglie» (GE 7).
In sintesi:
- L’educazione si presenta oggi come compito complesso, vasto ed urgente. La complessità odierna rischia di far perdere l’essenziale, cioè la formazione della persona umana nella sua integralità, in particolare per quanto riguarda la dimensione religiosa e spirituale.
- L’opera educativa pur compiuta da più soggetti ha nei genitori i primi responsabili dell’educazione.
- Tale responsabilità si esercita anche nel diritto di scegliere la scuola che garantisca una educazione conforme ai propri principi religiosi e morali.

(1-Continua)

SPECIALE ENCICLICA "CARITAS IN VERITATE" - L'ENCICLICA E IL MONDO DEL LAVORO - III (53.ESIMA PARTE)

L'Arcivescovo Crepaldi
presenta l’enciclica
al Comitato esecutivo
della CISL ROMA
17 settembre 2009
Tratto da ZENIT.org
6. Qualcuno ha osservato che la Caritas in veritate si occupa poco del lavoro e del sindacato[1]. Se consideriamo lo spazio espressamente dedicato a questi problemi si può forse appoggiare questa valutazione. Ma se, come credo sia giusto fare, si tengono presenti le molteplici indicazioni che possono illuminare il mondo del lavoro, come per esempio quelle da me appena indicate, possiamo avere un quadro diverso. Vediamo allora, a questo punto della nostra riflessione, quali sono le ripercussioni nel mondo del lavoro della prospettiva generale che ho sopra indicato, ossia del precedere del ricevere sul fare.
Prima di tutto vale la pena fare almeno una breve riflessione su un aspetto che di solito viene scansato perché troppo retorico, ma che invece, a mio avviso, ha un considerevole significato pratico e concreto. Anche per il lavoro vale il principio che il suo scopo va oltre se stesso: scopo del lavoro non è il lavoro. Questo perché nel lavoro, in ogni lavoro, c’è qualcosa di gratuito, dato che la persona che lavora è sempre di più del suo lavoro. Era in fondo questa la distinzione tra lavoro in senso soggettivo e lavoro in senso oggettivo della Laborem exercens di Giovanni Paolo II. Di conseguenza c’è sempre una quota di lavoro non pagato o, meglio, che esula dal contratto di lavoro stesso, che si presuppone e che è l’anima stessa del lavoro[2]. Anche per il lavoro vale il principio che i presupposti che non si possono produrre, sono le cose più importanti. E più concrete ed utili, alla fine. Infatti la vera ricchezza prodotta dal lavoro è soprattutto dovuta a questa parte non quantificabile, che esula dai numeri delle statistiche. Il lavoro come vocazione, possiamo dire, è l’aspetto economicamente più rilevante del lavoro. Il lavoro come tecnica è l’aspetto meno rilevate, anche economicamente. Tanto è vero che molti analisti si sono chiesti se una delle cause della crisi finanziaria ed economica sia proprio questa: l’indebolimento della percezione di quanto nel lavoro c’è necessariamente di irriducibile. Si sta perdendo il senso del lavoro come vocazione. Ripeto: non si tratta di retorica se ciò figura tra le possibili cause - e non all’ultimo posto - della crisi che stiamo attraversando. Mi sembra che questo sia importante per il sindacato, perché fa da linea portante per un certo modo di fare contrattazione. Si dice sempre, o spesso, che nella contrattazione si deve tenere presente la persona del lavoratore. Ma appunto dicendo questo si fa riferimento a quella dimensione del lavoro che trascende il lavoro in senso tecnico e che, se non c’è, debilita anche il lavoro in senso tecnico. Emergono qui aspetti relazionali, ambientali, partecipativi della contrattazione di notevole importanza per un sindacato moderno.
7. La Caritas in veritate ha alcuni passaggi molto interessanti e di grande novità quando afferma, con un certo coraggio per una enciclica, che oggi le espressioni profit e non profit non sono più sufficienti (n. 41). Vedo in questa affermazione una notevole capacità di lettura dei fenomeni attuali ed anche una grande capacità di indicare percorsi da battere. In effetti, la quantità di lavoratori che opera in contesti non indirizzati dal self interest sono molti: «I mercati degli economisti - interazioni di attori economici individualistici, competitivi e self-interested - sono veramente molto difficili da trovare. La maggior parte della gente lavora a casa o in grandi organizzazioni - imprese, università, ospedali. Molti lavorano nei vari settori e agenzie del governo, che gioca un ruolo economico dominante non di mercato. Il lavoro domestico è chiaramente una attività non di mercato, ma così è presumibilmente anche per la maggior parte del lavoro all’interno di organizzazioni basate sul mercato. Come entità, queste possono essere competitive e self-interested (se si possono attribuire questi aggettivi a delle entità), ma per le persone che vi lavorano esse sono prima di tutto organizzazioni gerarchiche che promuovono uno sforzo cooperativo verso certi beni. Se si guarda alla moderna economia come un tutto, la competizione, che pure è presente, svolge un ruolo meno significativo delle leggi, dei regolamenti e dei costumi»[3].
8. Oltre che un dato di fatto così motivabile, l’osservazione di Benedetto XVI è confermata dalle tendenze in corso. Un’impresa sociale, nella forma per esempio della cooperativa, non è propriamente né profit né non profit. Una Società per azioni che stabilisca dei patti parasociali secondo i quali il 30 per cento degli utili vanno destinati a potenziamento delle imprese partners nel terzo mondo; oppure una società di commercio equo e trasparente che garantisca il rispetto delle clausole sociali ma in modo veramente trasparente; oppure una Community Foundation o le imprese che aderiscono alla cosiddetta “economia di comunione”: tutte queste realtà esulano dalla distinzione profit e non profit[4]. Ammettiamo che le scuole, come sembrava da un certo progetto di riforma, si trasformassero in fondazioni: sarebbero collocabili nel profit o nel non profit?
(3-Continua)

RITORNIAMO SUL CASO ELUANA (PRIMA PARTE) - OCCORRE UNA LEGGE PER EVITARE UN SECONDO CASO

Per il Cardinale Bagnasco,
l’etica evangelica è la via
della vera umanizzazione
Di Antonio Gaspari
21 settembre 2009
Tratto da ZENIT.org
Nel pomeriggio di lunedì, nel corso della prolusione al Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana (Cei), il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Cei, si è appellato al Parlamento italiano perchè si decida a varare una legge che scongiuri altre situazioni come quella di Eluana Englaro.
Il porporato ha spiegato che riguardo al dibattito sul fine-vita, “tema sul quale abbiamo dovuto purtroppo registrare in questi ultimi giorni un pronunciamento quanto meno ambiguo, attendiamo una legge che possa scongiurare nel nostro Paese altre situazioni tragiche come quella di Eluana”.
“Nel rispetto delle prerogative del Parlamento - ha poi rilevato il porporato - ci limitiamo ad auspicare che un provvedimento, il migliore possibile, possa essere quanto prima varato a protezione e garanzia di una categoria di soggetti tra i più deboli della nostra società, senza lasciarsi fuorviare da pronunciamenti discutibili”.
In questo senso, secondo il Cardinale Bagnasco, il lavoro già compiuto al Senato è prezioso, perché “dice la volontà di assicurare l’indispensabile nutrimento vitale a chiunque, quale che sia la condizione di consapevolezza soggettiva”.
L’Arcivescovo di Genova ha quindi sottolineato che “nell’agenda della vita socio-politica nazionale, sono in evidenza questioni importanti, alcune delle quali non possono - per la valenza etico-umanistica che racchiudono - non interessare il nostro ministero”.
Circa le critiche di una eventuale ingerenza della Chiesa nelle questioni che riguardano lo Stato, il Presidente della Cei ha affermato che “niente ci è più estraneo della volontà di far da padroni”.
Come “cittadini di questo Paese - ha aggiunto -, conosciamo bene i principi e le regole che reggono una democrazia pluralista, nella quale tuttavia le religioni sono presenze né abusive né sconvenienti, puntando esse in tutta trasparenza, e fuori da ogni logica mercantile, al colloquio con le coscienze e alla lievitazione della riflessione comune”.
Il Cardinale Bagnasco ha precisato che “l’etica evangelica non è una gabbia che si vuole imporre alla libertà, ma la via della vera umanizzazione”.
“Essa - ha continuato - è intrinseca alla fede proprio perché una fede che non diventi pratica coerente resta fuori dalla vita. La Chiesa offre questo servizio con la passione che nasce dall’amore verso Dio e verso l’umanità, senza arroganza o pregiudizio”.
Parlando del ruolo dei sacerdoti nella società, il porporato ha quindi ribadito: “siamo ben coscienti che gli altri, guardandoci, hanno il diritto di ricevere da noi, dal tessuto della nostra vita comunitaria, una testimonianza genuinamente cristiana”.
E anche quando i punti di vista possono essere legittimamente diversi, “non possiamo comportarci in maniera triste, come quelli che non hanno speranza”.
“La Chiesa, quando parla di temi antropologici - ha concluso il Presidente della Cei - lo fa non per invadere campi di competenza altrui, o ancor meno per distogliersi dal proprio Signore, ma per il dovere di trarre le conseguenze necessarie dal mistero di Cristo, che rivela all’uomo le sue reali dimensioni, esattamente come insegna il Concilio Vaticano II”.

venerdì 25 settembre 2009

NUOVE MINACCE DI MORTE - IL COMUNICATO STAMPA DI SOLIDARIETA' DELL'ON. PIERFELICE ZAZZERA, COORDINATORE REGIONALE IDV



ZAZZERA E D’AGATA (IDV)
«VICINI A STEFANO SCARCELLA,
OGGETTO DI INTIMIDAZIONI»
Tratto dal Sito Internet
www.puglia.antoniodipietro.it
«È un film già visto, per questo siamo categorici e drastici nel condannare le minacce di cui il consigliere Stefano Scarcella, di Melissano, ha subito in questi giorni per il semplice fatto di svolgere il proprio compito all’interno delle istituzioni».
A dichiararlo congiuntamente sono Francesco D’Agata e l’on. Pierfelice Zazzera, rispettivamente coordinatore provinciale dell’Italia dei Valori di Lecce e coordinatore Regionale.
«Sui muri del comune sono apparse scritte simili a quelle, ahinoi, apparse ad Ugento nei confronti del compianto Peppino Basile - proseguono - per questo il ripetersi di questi eventi è doppiamente pericoloso: per i precedenti, gravissimi, ma anche in relazione alla necessità di non abbassare la guardia, di non far passare sotto silenzio atteggiamenti e toni che nulla hanno a che fare con la politica e con i ruoli istituzionali».
«La minaccia di morte apparsa - concludono - in riferimento a Scarcella è un atto grave per il sottinteso che nasconde, per i richiami alla storia recente del Salento, per la gravità dei toni. Siamo vicini a Stefano ed agli amici di Melissano, siamo con lui e, tutti insieme, continuiamo a percorrere il nostro modo di intendere la politica, con entusiasmo, con l’obiettivo di legalità e trasparenza nella Pubblica Amministrazione».

NUOVE MINACCE DI MORTE - IL COMUNICATO STAMPA DI SOLIDARIETA' DEL CONSIGLIERE PROVINCIALE IDV, GIANFRANCO COPPOLA


Il consigliere della Provincia di Lecce Gianfranco Coppola CONDANNA le minacce di morte nei confronti del collega STEFANO SCARCELLA consigliere comunale di Melissano.
Il consigliere IDV della Provincia di Lecce Gianfranco Coppola esprime piena solidarietà al collega di partito e consigliere comunale di Melissano STEFANO SCARCELLA, in seguito alle minacce di morte apparse su di un muro della suddetta cittadina.
E’ l’ennesimo grave ed allarmante episodio intimidatorio che vede coinvolto un esponente dell’Italia dei Valori, primo fra tutti il compianto Peppino Basile, “colpevole” solo di voler svolgere una azione politica finalizzata alla trasparenza, al rispetto della legalità, al contrasto dell’ingerenza di sistemi precostituiti nella modalità di gestione della cosa pubblica.
Pertanto, il sottoscritto anche in qualità di pubblico ufficiale, oltre che di consigliere della Provincia di Lecce, si impegnerà per chiedere il ripristino, a favore del collega consigliere SCARCELLA, del servizio finalizzato a garantire la incolumità fisica dello stesso, soppresso circa un mese fa e ribadisce, inoltre, un impegno ancora più energico e deciso dell’Italia dei Valori, all’interno del territorio provinciale, per la difesa della legalità.
Ugento, 23 settembre 2009
Distinti saluti
Gianfranco Coppola
Consigliere Provinciale IDV

L'ULTIMO MANIFESTO AFFISSO A MELISSANO - DOPO STEFANO SCARCELLA ANCHE TENUZZO ANTONELLA DENUNCIA-QUERELA IL SINDACO E LA SUA SQUADRA

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