Una religiosa francese
guarita improvvisamente dal Parkinson
14 gennaio 2011
14 gennaio 2011
Tratto da ZENIT.org
Il Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, ha confermato questo venerdì che il miracolo riconosciuto da Benedetto XVI come attribuito alla intercessione di Giovanni Paolo II è la guarigione dal Parkinson di una religiosa francese.
E' il caso di suor Marie Simon Pierre (il nome di battesimo è Marie-Pierre), dell'Institut des Petites Soeurs des Maternitès Catholiques, nata nel 1961 a Rumilly-en-Cambrésis.
Secondo quanto dichiarato dal Cardinale Amato, “la malattia fu diagnosticata nel 2001 dal medico curante e anche da altri specialisti. La suora ricevette le cure relative, che ovviamente più che guarirla, ne attenuavano in parte i dolori”.
“Alla notizia della scomparsa di Papa Karol Woityla, affetto dallo stesso morbo, suor Marie e le consorelle iniziarono a invocare il defunto Pontefice per la guarigione”, ha aggiunto il porporato.
“Il 2 giugno 2005, stanca e oppressa dai dolori, la religiosa manifesta alla Superiora l’intenzione di voler essere esonerata dal lavoro professionale. Ma la superiora la invita a confidare nella intercessione di Giovanni Paolo II. Ritiratasi, la suora passa una notte tranquilla. Al risveglio si sente guarita. Sono scomparsi i dolori e non sente alcun irrigidimento nelle articolazioni”.
“Era il 3 giugno 2005, festa del Sacro Cuore di Gesù. Interrompe subito la cura e si reca dal medico curante, il quale non può che constatarne la guarigione”, ha ricordato il Cardinale salesiano.
Sebbene Benedetto XVI abbia concesso la dispensa dai cinque anni di attesa necessari prima dell'istruzione della causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II, il suo processo canonico non ha avuto “né sconti, né facilitazioni”, ha precisato questo venerdì durante un briefing padre Federico Lombardi, Direttore della Sala Stampa vaticana.
Il Cardinale Amato ha spiegato che “per onorare degnamente la memoria di questo grande Pontefice, la causa è stata sottoposta a uno scrutinio particolarmente accurato, per fugare ogni dubbio e superare ogni difficoltà”.
L'inchiesta diocesana sull'inspiegabile guarigione di suor Marie Simon Pierre è stata realizzata nel 2007 dall'arcidiocesi di Aix-en-Provence, dove si trova il reparto maternità in cui lavorava all'epoca la religiosa.
Il Postulatore della causa di beatificazione di Karol Wojtyla, il sacerdote polacco mons. Slawomir Oder, ha spiegato che il caso di suor Marie Simon Pierre è stato scelto tra i molti altri di cui era giunta segnalazione per due ragioni: primo perché è legato alla malattia che aveva colpito lo stesso Papa; secondo perché dopola guarigione la religiosa è tornata a dedicare la sua vita al reparto maternità continuando così la sua “battaglia per la dignità della vita". La stessa battaglia per la quale si era speso senza riserve anche il Pontefice polacco.
Card. Saraiva Martins: Wojtyla,
E' il caso di suor Marie Simon Pierre (il nome di battesimo è Marie-Pierre), dell'Institut des Petites Soeurs des Maternitès Catholiques, nata nel 1961 a Rumilly-en-Cambrésis.
Secondo quanto dichiarato dal Cardinale Amato, “la malattia fu diagnosticata nel 2001 dal medico curante e anche da altri specialisti. La suora ricevette le cure relative, che ovviamente più che guarirla, ne attenuavano in parte i dolori”.
“Alla notizia della scomparsa di Papa Karol Woityla, affetto dallo stesso morbo, suor Marie e le consorelle iniziarono a invocare il defunto Pontefice per la guarigione”, ha aggiunto il porporato.
“Il 2 giugno 2005, stanca e oppressa dai dolori, la religiosa manifesta alla Superiora l’intenzione di voler essere esonerata dal lavoro professionale. Ma la superiora la invita a confidare nella intercessione di Giovanni Paolo II. Ritiratasi, la suora passa una notte tranquilla. Al risveglio si sente guarita. Sono scomparsi i dolori e non sente alcun irrigidimento nelle articolazioni”.
“Era il 3 giugno 2005, festa del Sacro Cuore di Gesù. Interrompe subito la cura e si reca dal medico curante, il quale non può che constatarne la guarigione”, ha ricordato il Cardinale salesiano.
Sebbene Benedetto XVI abbia concesso la dispensa dai cinque anni di attesa necessari prima dell'istruzione della causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II, il suo processo canonico non ha avuto “né sconti, né facilitazioni”, ha precisato questo venerdì durante un briefing padre Federico Lombardi, Direttore della Sala Stampa vaticana.
Il Cardinale Amato ha spiegato che “per onorare degnamente la memoria di questo grande Pontefice, la causa è stata sottoposta a uno scrutinio particolarmente accurato, per fugare ogni dubbio e superare ogni difficoltà”.
L'inchiesta diocesana sull'inspiegabile guarigione di suor Marie Simon Pierre è stata realizzata nel 2007 dall'arcidiocesi di Aix-en-Provence, dove si trova il reparto maternità in cui lavorava all'epoca la religiosa.
Il Postulatore della causa di beatificazione di Karol Wojtyla, il sacerdote polacco mons. Slawomir Oder, ha spiegato che il caso di suor Marie Simon Pierre è stato scelto tra i molti altri di cui era giunta segnalazione per due ragioni: primo perché è legato alla malattia che aveva colpito lo stesso Papa; secondo perché dopola guarigione la religiosa è tornata a dedicare la sua vita al reparto maternità continuando così la sua “battaglia per la dignità della vita". La stessa battaglia per la quale si era speso senza riserve anche il Pontefice polacco.
Card. Saraiva Martins: Wojtyla,
un beato per credenti e non.
Il commento del porporato portoghese
sulla beatificazione del Papa polacco
Di Chiara Santomiero
14 gennaio 2011
Di Chiara Santomiero
14 gennaio 2011
Tratto da ZENIT.org
“La beatificazione di Karol Wojtyla sarà un evento di grande gioia perché è stato un uomo molto amato, dai credenti ma anche dai non credenti”. E’ quanto dichiarato a ZENIT dal Cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle cause dei santi dal 1998 fino alla morte di Giovanni Paolo II nel 2005.
Questo venerdì la Sala Stampa vaticana ha dato notizia della promulgazione del decreto con il quale si riconosce il miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Karol Wojtyla, atto che chiude l’iter verso la beatificazione annunciata per il prossimo 1° maggio in Vaticano.
Ma perché è necessario il riconoscimento di un miracolo? “Si tratta di un sigillo, così possiamo definirlo – ha affermato Saraiva Martins – che Dio pone rispetto all’operato di un uomo o di una donna che hanno dimostrato con virtù eroica la fedeltà al Vangelo”. Per alcuni “l’eroismo giunge fino al martirio a causa della fede; per la maggior parte si tratta solo di rispondere fino in fondo alla propria umanità, in qualsiasi condizione di vita”.
In altre parole “vivere l’ordinario in maniera straordinaria”. “Se avviene un miracolo grazie all’intercessione di qualcuno che viene invocato – ha spiegato Saraiva Martins – ciò significa che questi e Dio sono in comunione e questa è la santità”.
Sono molti i ricordi personali che legano il Cardinale a Papa Wojtyla, “un uomo con tratti di larga umanità che la gente ha sentito molto vicino”. Più di tutto, però “impressionava la sua forte fede”.
“Capitava – ha raccontato Saraiva Martins – che per motivi di lavoro fossi invitato a pranzo dal Papa il quale, prima di sedersi a tavola, passava nella cappella privata insieme ai suoi ospiti”. Qui “era capace di immergersi nella preghiera in maniera così profonda, totalmente preso nel suo rapporto con Dio anche solo per lo spazio di qualche minuto, che era di per se stessa una testimonianza evidente della sua santità”.
Questo venerdì la Sala Stampa vaticana ha dato notizia della promulgazione del decreto con il quale si riconosce il miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Karol Wojtyla, atto che chiude l’iter verso la beatificazione annunciata per il prossimo 1° maggio in Vaticano.
Ma perché è necessario il riconoscimento di un miracolo? “Si tratta di un sigillo, così possiamo definirlo – ha affermato Saraiva Martins – che Dio pone rispetto all’operato di un uomo o di una donna che hanno dimostrato con virtù eroica la fedeltà al Vangelo”. Per alcuni “l’eroismo giunge fino al martirio a causa della fede; per la maggior parte si tratta solo di rispondere fino in fondo alla propria umanità, in qualsiasi condizione di vita”.
In altre parole “vivere l’ordinario in maniera straordinaria”. “Se avviene un miracolo grazie all’intercessione di qualcuno che viene invocato – ha spiegato Saraiva Martins – ciò significa che questi e Dio sono in comunione e questa è la santità”.
Sono molti i ricordi personali che legano il Cardinale a Papa Wojtyla, “un uomo con tratti di larga umanità che la gente ha sentito molto vicino”. Più di tutto, però “impressionava la sua forte fede”.
“Capitava – ha raccontato Saraiva Martins – che per motivi di lavoro fossi invitato a pranzo dal Papa il quale, prima di sedersi a tavola, passava nella cappella privata insieme ai suoi ospiti”. Qui “era capace di immergersi nella preghiera in maniera così profonda, totalmente preso nel suo rapporto con Dio anche solo per lo spazio di qualche minuto, che era di per se stessa una testimonianza evidente della sua santità”.
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