Tratto da ZENIT.org
Ecco il discorso pronunciato questo mercoledì dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, di fronte al Senato della Repubblica Italiana a presentazione della Lettera enciclica “Caritas in veritate” di Benedetto XVI.
L'enciclica di Benedetto XVI si apre con un'Introduzione, che costituisce una densa e profonda riflessione nella quale vengono ripresi i termini del titolo stesso il quale coniuga fra loro strettamente la caritas e la veritas, l'amore e la verità. Si tratta non solo di una sorta di explicatio terminorum, di un chiarimento iniziale, ma si vogliono indicare i principi e le prospettive fondamentali di tutto il suo insegnamento. Infatti, come in una sinfonia, il tema della verità e della carità ritorna poi lungo tutto il documento, proprio perché qui sta, come scrive il Papa, "la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell'umanità intera" (Caritas in veritate, n. 1).
Ma - ci chiediamo - di quale verità e di quale amore si tratta? Non v'è dubbio che proprio questi concetti suscitino oggi sospetto - soprattutto il termine verità - o siano oggetto di fraintendimento - e ciò vale soprattutto per il termine "amore". Per questo è importante chiarire di quale verità e di quale amore parli la nuova enciclica. Il Santo Padre ci fa comprendere che queste due realtà fondamentali non sono estrinseche all'uomo o addirittura imposte a lui in nome di una qualsivoglia visione ideologica, ma hanno un profondo radicamento nella persona stessa. Infatti, "amore e verità - afferma il Santo Padre - sono la vocazione posta da Dio nel cuore e nella mente di ogni uomo" (n. 1), di quell'uomo che, secondo la Sacra Scrittura, è appunto creato "ad immagine e somiglianza" del suo Creatore, cioè del "Dio biblico, che è insieme Agápe e Lógos: Carità e Verità, Amore e Parola" (n. 3).
Questa realtà ci è testimoniata non solo dalla Rivelazione biblica, ma può essere colta da ogni uomo di buona volontà che usa rettamente della sua ragione nel riflettere su se stesso ("La verità è luce che dà senso e valore alla carità. Questa luce è, a un tempo, quella della ragione e della fede, attraverso cui l'intelligenza perviene alla verità naturale e soprannaturale della carità", n. 3). A questo riguardo, sembrano illustrare bene tale visione alcuni contenuti di un significativo ed importante documento che ha di poco preceduto la pubblicazione della Caritas in veritate: la Commissione Teologica Internazionale ci ha dato nei mesi scorsi un testo intitolato Alla ricerca di un'etica universale: nuovo sguardo sulla legge naturale. Esso affronta delle tematiche di grande importanza, che mi sento di segnalare e raccomandare specialmente in questo contesto del Senato, cioè di una istituzione che ha come funzione precipua la produzione normativa. Infatti, come disse all'Assemblea delle Nazioni Unite a New York il Santo Padre, durante la sua visita dello scorso anno al Palazzo di Vetro a proposito del fondamento dei diritti umani: "Questi diritti trovano il loro fondamento nella legge naturale inscritta nel cuore dell'uomo e presente nelle diverse culture e civiltà. Separare i diritti umani da tale contesto significherebbe limitare la loro portata e cedere a una concezione relativista, per la quale il senso e l'interpretazione dei diritti potrebbe variare e la loro universalità potrebbe essere negata in nome delle diverse concezioni culturali, politiche, sociali e anche religiose" (18 aprile 2008). Sono considerazioni che valgono non solo per i diritti dell'uomo, ma per ogni intervento dell'autorità legittima chiamata a regolare secondo vera giustizia la vita della comunità mediante delle leggi che non siano frutto di una mera intesa convenzionale, ma mirino all'autentico bene della persona e della società e per questo facciano riferimento a questa legge naturale.
Orbene, la Commissione Teologica Internazionale nell'esporre la realtà della legge naturale illustra proprio come la verità e l'amore siano esigenze essenziali di ogni uomo, profondamente radicate nel suo essere. "Nella sua ricerca del bene morale, la persona umana si mette in ascolto di ciò che essa è e prende coscienza delle inclinazioni fondamentali della sua natura" (Alla ricerca di un'etica universale: nuovo sguardo sulla legge naturale, n. 45), le quali inclinano l'uomo verso dei beni necessari alla sua realizzazione morale. Come è noto, "si distinguono tradizionalmente tre grandi insiemi di dinamismi naturali (...) Il primo, che le è comune con ogni essere sostanziale, comprende essenzialmente l'inclinazione a conservare e a sviluppare la propria esistenza. Il secondo, che le è comune con tutti i viventi, comprende l'inclinazione a riprodursi per perpetuare la specie. Il terzo, che le è proprio come essere razionale, comporta l'inclinazione a conoscere la verità su Dio e a vivere in società" (n. 46). Approfondendo questo terzo dinamismo che si ritrova in ogni persona, la Commissione Teologica Internazionale afferma che esso "è specifico dell'essere umano come essere spirituale, dotato di ragione, capace di conoscere la verità, di entrare in dialogo con gli altri e di stringere relazioni di amicizia (...) Il suo bene integrale è così intimamente legato alla vita in comunità, che si organizza in società politica in forza di un'inclinazione naturale e non di una semplice convenzione. Il carattere relazionale della persona si esprime anche con la tendenza a vivere in comunione con Dio o l'Assoluto (...)
Certamente, può essere negata da coloro che rifiutano di ammettere l'esistenza di un Dio personale, ma rimane implicitamente presente nella ricerca della verità e del senso presente in ogni essere umano" (n. 50). L'uomo è dunque fatto per conoscere mediante la "ragione allargata" (cfr. Discorso del 12 settembre 2006 all'università di Regensburg) la verità in tutta la sua ampiezza, cioè non limitandosi ad acquisire conoscenze tecniche per dominare la realtà materiale, ma aprendosi fino ad incontrare il Trascendente, e per vivere pienamente la dimensione interpersonale dell'amore, "principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici" (Caritas in veritate, n. 2). Sono proprio la veritas e la caritas che ci indicano le esigenze della legge naturale che Benedetto XVI pone come criterio fondamentale della riflessione di ordine morale sull'attuale realtà socio-economica: "Caritas in veritate è principio intorno a cui ruota la dottrina sociale della Chiesa, un principio che prende forma operativa in criteri orientativi dell'azione morale" (n. 6).
Con efficace espressione, il Santo Padre afferma perciò che "la dottrina sociale della Chiesa (...) è caritas in veritate in re sociali: annuncio della verità dell'amore di Cristo nella società. Tale dottrina è servizio della carità, ma nella verità" (n. 5).
L'enciclica di Benedetto XVI si apre con un'Introduzione, che costituisce una densa e profonda riflessione nella quale vengono ripresi i termini del titolo stesso il quale coniuga fra loro strettamente la caritas e la veritas, l'amore e la verità. Si tratta non solo di una sorta di explicatio terminorum, di un chiarimento iniziale, ma si vogliono indicare i principi e le prospettive fondamentali di tutto il suo insegnamento. Infatti, come in una sinfonia, il tema della verità e della carità ritorna poi lungo tutto il documento, proprio perché qui sta, come scrive il Papa, "la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell'umanità intera" (Caritas in veritate, n. 1).
Ma - ci chiediamo - di quale verità e di quale amore si tratta? Non v'è dubbio che proprio questi concetti suscitino oggi sospetto - soprattutto il termine verità - o siano oggetto di fraintendimento - e ciò vale soprattutto per il termine "amore". Per questo è importante chiarire di quale verità e di quale amore parli la nuova enciclica. Il Santo Padre ci fa comprendere che queste due realtà fondamentali non sono estrinseche all'uomo o addirittura imposte a lui in nome di una qualsivoglia visione ideologica, ma hanno un profondo radicamento nella persona stessa. Infatti, "amore e verità - afferma il Santo Padre - sono la vocazione posta da Dio nel cuore e nella mente di ogni uomo" (n. 1), di quell'uomo che, secondo la Sacra Scrittura, è appunto creato "ad immagine e somiglianza" del suo Creatore, cioè del "Dio biblico, che è insieme Agápe e Lógos: Carità e Verità, Amore e Parola" (n. 3).
Questa realtà ci è testimoniata non solo dalla Rivelazione biblica, ma può essere colta da ogni uomo di buona volontà che usa rettamente della sua ragione nel riflettere su se stesso ("La verità è luce che dà senso e valore alla carità. Questa luce è, a un tempo, quella della ragione e della fede, attraverso cui l'intelligenza perviene alla verità naturale e soprannaturale della carità", n. 3). A questo riguardo, sembrano illustrare bene tale visione alcuni contenuti di un significativo ed importante documento che ha di poco preceduto la pubblicazione della Caritas in veritate: la Commissione Teologica Internazionale ci ha dato nei mesi scorsi un testo intitolato Alla ricerca di un'etica universale: nuovo sguardo sulla legge naturale. Esso affronta delle tematiche di grande importanza, che mi sento di segnalare e raccomandare specialmente in questo contesto del Senato, cioè di una istituzione che ha come funzione precipua la produzione normativa. Infatti, come disse all'Assemblea delle Nazioni Unite a New York il Santo Padre, durante la sua visita dello scorso anno al Palazzo di Vetro a proposito del fondamento dei diritti umani: "Questi diritti trovano il loro fondamento nella legge naturale inscritta nel cuore dell'uomo e presente nelle diverse culture e civiltà. Separare i diritti umani da tale contesto significherebbe limitare la loro portata e cedere a una concezione relativista, per la quale il senso e l'interpretazione dei diritti potrebbe variare e la loro universalità potrebbe essere negata in nome delle diverse concezioni culturali, politiche, sociali e anche religiose" (18 aprile 2008). Sono considerazioni che valgono non solo per i diritti dell'uomo, ma per ogni intervento dell'autorità legittima chiamata a regolare secondo vera giustizia la vita della comunità mediante delle leggi che non siano frutto di una mera intesa convenzionale, ma mirino all'autentico bene della persona e della società e per questo facciano riferimento a questa legge naturale.
Orbene, la Commissione Teologica Internazionale nell'esporre la realtà della legge naturale illustra proprio come la verità e l'amore siano esigenze essenziali di ogni uomo, profondamente radicate nel suo essere. "Nella sua ricerca del bene morale, la persona umana si mette in ascolto di ciò che essa è e prende coscienza delle inclinazioni fondamentali della sua natura" (Alla ricerca di un'etica universale: nuovo sguardo sulla legge naturale, n. 45), le quali inclinano l'uomo verso dei beni necessari alla sua realizzazione morale. Come è noto, "si distinguono tradizionalmente tre grandi insiemi di dinamismi naturali (...) Il primo, che le è comune con ogni essere sostanziale, comprende essenzialmente l'inclinazione a conservare e a sviluppare la propria esistenza. Il secondo, che le è comune con tutti i viventi, comprende l'inclinazione a riprodursi per perpetuare la specie. Il terzo, che le è proprio come essere razionale, comporta l'inclinazione a conoscere la verità su Dio e a vivere in società" (n. 46). Approfondendo questo terzo dinamismo che si ritrova in ogni persona, la Commissione Teologica Internazionale afferma che esso "è specifico dell'essere umano come essere spirituale, dotato di ragione, capace di conoscere la verità, di entrare in dialogo con gli altri e di stringere relazioni di amicizia (...) Il suo bene integrale è così intimamente legato alla vita in comunità, che si organizza in società politica in forza di un'inclinazione naturale e non di una semplice convenzione. Il carattere relazionale della persona si esprime anche con la tendenza a vivere in comunione con Dio o l'Assoluto (...)
Certamente, può essere negata da coloro che rifiutano di ammettere l'esistenza di un Dio personale, ma rimane implicitamente presente nella ricerca della verità e del senso presente in ogni essere umano" (n. 50). L'uomo è dunque fatto per conoscere mediante la "ragione allargata" (cfr. Discorso del 12 settembre 2006 all'università di Regensburg) la verità in tutta la sua ampiezza, cioè non limitandosi ad acquisire conoscenze tecniche per dominare la realtà materiale, ma aprendosi fino ad incontrare il Trascendente, e per vivere pienamente la dimensione interpersonale dell'amore, "principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici" (Caritas in veritate, n. 2). Sono proprio la veritas e la caritas che ci indicano le esigenze della legge naturale che Benedetto XVI pone come criterio fondamentale della riflessione di ordine morale sull'attuale realtà socio-economica: "Caritas in veritate è principio intorno a cui ruota la dottrina sociale della Chiesa, un principio che prende forma operativa in criteri orientativi dell'azione morale" (n. 6).
Con efficace espressione, il Santo Padre afferma perciò che "la dottrina sociale della Chiesa (...) è caritas in veritate in re sociali: annuncio della verità dell'amore di Cristo nella società. Tale dottrina è servizio della carità, ma nella verità" (n. 5).
1-Continua
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