Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it
Ieri, con un indecente colpo di mano, la Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera dei deputati ha scippato alla giustizia ordinaria e alle regole costituzionali un pezzo da novanta della sua casta: il Ministro Matteoli. E' un copione gia' visto, la solita storia della casta che si erge al di sopra della legge per farla franca. Questi signori avranno pensato: "dopo aver dato l’impunità a Berlusconi perché non concederla anche ad un suo Ministro?”.
La storia comincia nel 2004, quando Matteoli, allora ministro dell’Ambiente, avvisò il prefetto di Livorno di un’inchiesta a suo carico riguardante la costruzione di un complesso edilizio sull’isola d’Elba: da qui l’accusa di favoreggiamento.
Il Tribunale dei ministri di Firenze dichiara la sua incompetenza sul caso in quanto: “reato non ministeriale”, da far perseguire, quindi, dalla giustizia ordinaria. Ma la casta non la pensa così. In un primo momento, prova a portare in Parlamento il lodo Consolo: l’ennesimo tentativo di salvataggio di un inquisito di razza per via legislativa. Ma l’attenzione di quella parte della stampa libera, che urla allo scandalo e punta i riflettori su questo vergognoso caso, blocca il diabolico disegno.
Ieri la Giunta della Camera avrebbe dovuto attendere la comunicazione dell’archiviazione per non ministerialità del fatto e, non condividendola, avrebbe potuto solo proporre ricorso per conflitto di attribuzioni alla Corte Costituzionale, che avrebbe determinato la natura del reato. Invece, la Camera, usurpando la propria competenza in questa fase anomala per negare l’autorizzazione a procedere, ha abusivamente e furbescamente sentenziato che i parlamentari sono giudici di se stessi e che possono salvarsi a vicenda.
Questa volta l’ennesimo colpo al principio de “la legge è uguale per tutti” è stato sferrato per mano del relatore della Giunta: il deputato del Pdl Maurizio Paniz. Infatti il signore in questione nella sua relazione, votata da tutta la maggioranza, ha sancito due principi: il primo che il reato di cui è accusato Matteoli (favoreggiamento) è ministeriale, giudizio che non compete certamente ad un organismo politico; il secondo che alla magistratura viene negata l’autorizzazione a processare l’esponente del Pdl.
Insomma la Camera non solo si è sostituita alla giustizia, ma addirittura si è pronunciata prima che da parte dei magistrati arrivasse una richiesta in tal senso. Ma evidentemente Matteoli aveva fretta di andare in vacanza.
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Ieri, con un indecente colpo di mano, la Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera dei deputati ha scippato alla giustizia ordinaria e alle regole costituzionali un pezzo da novanta della sua casta: il Ministro Matteoli. E' un copione gia' visto, la solita storia della casta che si erge al di sopra della legge per farla franca. Questi signori avranno pensato: "dopo aver dato l’impunità a Berlusconi perché non concederla anche ad un suo Ministro?”.
La storia comincia nel 2004, quando Matteoli, allora ministro dell’Ambiente, avvisò il prefetto di Livorno di un’inchiesta a suo carico riguardante la costruzione di un complesso edilizio sull’isola d’Elba: da qui l’accusa di favoreggiamento.
Il Tribunale dei ministri di Firenze dichiara la sua incompetenza sul caso in quanto: “reato non ministeriale”, da far perseguire, quindi, dalla giustizia ordinaria. Ma la casta non la pensa così. In un primo momento, prova a portare in Parlamento il lodo Consolo: l’ennesimo tentativo di salvataggio di un inquisito di razza per via legislativa. Ma l’attenzione di quella parte della stampa libera, che urla allo scandalo e punta i riflettori su questo vergognoso caso, blocca il diabolico disegno.
Ieri la Giunta della Camera avrebbe dovuto attendere la comunicazione dell’archiviazione per non ministerialità del fatto e, non condividendola, avrebbe potuto solo proporre ricorso per conflitto di attribuzioni alla Corte Costituzionale, che avrebbe determinato la natura del reato. Invece, la Camera, usurpando la propria competenza in questa fase anomala per negare l’autorizzazione a procedere, ha abusivamente e furbescamente sentenziato che i parlamentari sono giudici di se stessi e che possono salvarsi a vicenda.
Questa volta l’ennesimo colpo al principio de “la legge è uguale per tutti” è stato sferrato per mano del relatore della Giunta: il deputato del Pdl Maurizio Paniz. Infatti il signore in questione nella sua relazione, votata da tutta la maggioranza, ha sancito due principi: il primo che il reato di cui è accusato Matteoli (favoreggiamento) è ministeriale, giudizio che non compete certamente ad un organismo politico; il secondo che alla magistratura viene negata l’autorizzazione a processare l’esponente del Pdl.
Insomma la Camera non solo si è sostituita alla giustizia, ma addirittura si è pronunciata prima che da parte dei magistrati arrivasse una richiesta in tal senso. Ma evidentemente Matteoli aveva fretta di andare in vacanza.
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