mercoledì 29 luglio 2009

I DUBBI DEI CITTADINI SULL'AFGHANISTAN

27 Luglio 2009
Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it

Non lasceremo soli i nostri ragazzi in missione in Afghanistan, questo e' certo. Non mi piace pero' pensarli come forze di guerra e non di pace.
La guerra in Afghanistan e' una bufala bushiana ed e' servita ad impiantare la piattaforma logistica per portare la guerra in Iraq. La guerra in Afghanistan ci costa 28 milioni di euro al giorno, ai quali si aggiungono, dopo l’approvazione di nuovi stanziamenti, altri 147 milioni per il 2009.
In Italia le social card sono scoperte, requisiamo i conti dormienti di emigrati all’estero e defunti, facciamo il condono ai mafiosi e agli evasori pur di raccattare gli spiccioli e non finire alla canna del gas, ma il governo pontifica guerre nel deserto.
Oggi si combattono conflitti in mezzo mondo, guerre che i governi democratici dovrebbero scongiurare, ma che politicamente ed economicamente non conviene intraprendere: in Cecenia, in Indonesia, nelle Filippine, in Nepal, in India, in Kashmir, nello Sri Lanka, in Uganda, in Burundi, in Sudan, in Somalia, in Costa d’Avorio, in Congo. Non sono pacifista a tutti i costi, ma sono convinto che la pace in Afghanistan non la si potrà raggiunge incrementando ed incentivando l’azione militare.
Vorrei che il governo rispondesse ai dubbi degli italiani e delle famiglie che hanno i propri cari a 5000 km da casa: cosa ci stiamo a fare in Afghanistan? Per ristabilire una pace dopo la guerra che i nostri cosiddetti alleati hanno portato? A mettere il cartello sulle coltivazioni d’oppio che sono anche aumentate dall’inizio del conflitto? Ad esportare una dittatura filo occidentale sotto forma di democrazia? Oppure siamo lì solo per recuperare la faccia di Silvio Berlusconi, che dopo i suoi porno-party, pur di sedere al tavolo dei big ha dovuto lasciare sul piatto la contropartita Afghanistan?
Qual’è il vero motivo di questa missione? Seguendo, per assurdo, l’idea dei guerrafondai nostrani, secondo cui per ristabilire la pace ci vuole la guerra, dovremmo portare le nostre truppe anche in Cecenia, dall’amico Putin, per fermare una guerra che ha mietuto oltre 50.000 vittime dal 1999, o in Georgia a Tbilisi? O in quella del Darfur dove le vittime del machete sono oltre le 300 mila?
La verità è che abbiamo un leader debole in un momento storico dove si stanno ridisegnando gli equilibri internazionali e che, pur di entrare nella stanza dei bottoni, è disposto a mettere sul piatto la pelle dei nostri soldati per una manciata di sabbia e la scusa del “rispetto dei patti”.

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