8 luglio 2009
Tratto da ZENIT.org
E' stata pubblicata e diffusa da poco più di 24 ore, ma c'è già entusiasmo intorno all'Enciclica sociale Caritas in Veritate.
In un comunicato recapitato a ZENIT, l'Associazione Scienza & Vita ha espresso il proprio apprezzamento, soprattutto nella parte in cui si sostiene che "la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica, nel senso che essa implica il modo stesso non solo di concepire, ma anche di manipolare la vita, sempre più posta dalle biotecnologie nelle mani dell'uomo".
Secondo l'associazione, la considerazione che "l'apertura moralmente responsabile alla vita è una ricchezza sociale ed economica" contenuta nell'Enciclica richiama tutti all'attenzione sulla centralità della persona nella riflessione bioetica e sulle ineludibili ricadute in ambito sociale ed economico.
I presidenti Bruno Dallapiccola e Lucio Romano hanno sottolineato che "la difesa della vita umana, la condanna dell'assolutismo della tecnica, la deriva eugenetica e della mens eutanasica, il rischio della negazione della dignità umana, così come il ribadire la centralità di ogni persona e lo sviluppo umano integrale, rappresentano le parole chiave su cui si fonda il nostro agire".
Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli (Associazione cattolica lavoratori italiani), ha affermato che la "civilizzazione dell'economia" e il "lavoro decente", ma anche l'immigrazione e il rapporto "fondamentale" tra carità e verità, che "pone le fondamenta per un impegno sociale chiamato a cambiare il mondo", sono gli aspetti principali dell'Enciclica del Papa.
"Non si può vivere la carità, sembra spiegarci Benedetto XVI, senza impegnarsi per il cambiamento della società - ha aggiunto -. E' l'amore per la verità che porta chi opera la carità a impegnarsi 'politicamente' per lo sviluppo umano".
"L'Enciclica - ha sottolineato Olivero - pone elementi innovativi riguardo alla visione dell'economia".
L'invito alla "civilizzazione dell'economia" porta a superare la logica mercato-Stato, creando nuove forme di democrazia, partecipazione, redistribuzione e socialità nell'attività economica. Un principio che "non solo scardina la tradizionale visione dell'economia capitalistica, ma allarga anche le responsabilità della societ&ag rave; civile". In merito all'immigrazione, il presidente delle Acli ha concluso che "il Papa ribadisce qui alcuni principi fondamentali per affrontare il tema dell'immigrazione: i lavoratori stranieri non sono una minaccia ma una risorsa per l'economia, senza per questo poter essere ridotti a 'mera forza lavoro'. L'immigrazione è un fenomeno epocale da gestire con lungimiranza e nella consapevolezza che esiste una sola famiglia umana".
Il presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS), Salvatore Martinez, ha salutato con gratitudine e profondo interesse la nuova Enciclica del Papa, precisando che "ripropone una sfida ineludibile: il valore trascendente dell'uomo, non mercificabile, né mai soggiacente all'imperio del mercato, delle tecnologie e della scienza che sembrano avere preso il posto delle ideologie disumanizzanti del Novecento. In tale direzione l'Enciclica ripropone il valore sociale delle religioni; segnatamen te del ruolo del cristianesimo come ‘religione dell'umano'".
Secondo Martinez, l'Enciclica "esorta a passare dall'assolutismo della tecnica e del positivismo all'assolutismo dell'amore, di un amore vero, reale, integrale, che non esclude Dio, ma che include ed esalta la verità di Dio sull'uomo".
Il presidente nazionale del RnS condivide l'invito dell'Enciclica: "Non sarà vera globalizzazione se la persona umana non sarà accolta, difesa, promossa nella globalità del suo essere, a partire dalla famiglia e proseguendo con un rinnovato impegno educativo alla solidarietà e alla sussidiarietà".
Per Martinez "non ci saranno sviluppo plenario e bene comune e universale senza l'elevazione spirituale dell'uomo, senza ‘un'etica delle virtù' che rinnovi la cifra del sentire e dell'agire umano. Istituzioni, strutture sociali, culture hanno bisogno di un nuovo ethòs, che s egni una profonda stagione di conversione e di rinnovamento degli stili di vita sociali".
"È tempo - ha concluso il presidente del RnS - di un profondo rinnovamento spirituale! ‘La Chiesa e il mondo hanno bisogno di rinnovamento', gridava il Pontefice ai giovani radunati a Sydney lo scorso anno. Ora Benedetto XVI ci dà le ragioni di questo impegno al quale tutti e ciascuno siamo chiamati".
Per Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita, la Caritas in veritate ribadisce in maniera magistrale che "non c'è vero sviluppo senza il rispetto del diritto alla vita".
A suo avviso, il pensiero di Madre Teresa secondo cui "i bambini a cui viene impedito di nascere sono i più poveri tra i poveri" trova nella nuova Enciclica una sistemazione culturale definitiva".
Casini ha precisato che "il collegamento tra la questione della vita nascente e morente con la questione de i diritti umani e della solidarietà anche a livello internazionale mostra la natura centrale, fondativa del diritto alla vita rispetto all'architettura complessiva degli Stati e delle relazioni internazionali".
Per questo motivo, ha osservato, "il Movimento per la Vita ringrazia Benedetto XVI per la profondità del suo insegnamento".
In un comunicato recapitato a ZENIT, l'Associazione Scienza & Vita ha espresso il proprio apprezzamento, soprattutto nella parte in cui si sostiene che "la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica, nel senso che essa implica il modo stesso non solo di concepire, ma anche di manipolare la vita, sempre più posta dalle biotecnologie nelle mani dell'uomo".
Secondo l'associazione, la considerazione che "l'apertura moralmente responsabile alla vita è una ricchezza sociale ed economica" contenuta nell'Enciclica richiama tutti all'attenzione sulla centralità della persona nella riflessione bioetica e sulle ineludibili ricadute in ambito sociale ed economico.
I presidenti Bruno Dallapiccola e Lucio Romano hanno sottolineato che "la difesa della vita umana, la condanna dell'assolutismo della tecnica, la deriva eugenetica e della mens eutanasica, il rischio della negazione della dignità umana, così come il ribadire la centralità di ogni persona e lo sviluppo umano integrale, rappresentano le parole chiave su cui si fonda il nostro agire".
Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli (Associazione cattolica lavoratori italiani), ha affermato che la "civilizzazione dell'economia" e il "lavoro decente", ma anche l'immigrazione e il rapporto "fondamentale" tra carità e verità, che "pone le fondamenta per un impegno sociale chiamato a cambiare il mondo", sono gli aspetti principali dell'Enciclica del Papa.
"Non si può vivere la carità, sembra spiegarci Benedetto XVI, senza impegnarsi per il cambiamento della società - ha aggiunto -. E' l'amore per la verità che porta chi opera la carità a impegnarsi 'politicamente' per lo sviluppo umano".
"L'Enciclica - ha sottolineato Olivero - pone elementi innovativi riguardo alla visione dell'economia".
L'invito alla "civilizzazione dell'economia" porta a superare la logica mercato-Stato, creando nuove forme di democrazia, partecipazione, redistribuzione e socialità nell'attività economica. Un principio che "non solo scardina la tradizionale visione dell'economia capitalistica, ma allarga anche le responsabilità della societ&ag rave; civile". In merito all'immigrazione, il presidente delle Acli ha concluso che "il Papa ribadisce qui alcuni principi fondamentali per affrontare il tema dell'immigrazione: i lavoratori stranieri non sono una minaccia ma una risorsa per l'economia, senza per questo poter essere ridotti a 'mera forza lavoro'. L'immigrazione è un fenomeno epocale da gestire con lungimiranza e nella consapevolezza che esiste una sola famiglia umana".
Il presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS), Salvatore Martinez, ha salutato con gratitudine e profondo interesse la nuova Enciclica del Papa, precisando che "ripropone una sfida ineludibile: il valore trascendente dell'uomo, non mercificabile, né mai soggiacente all'imperio del mercato, delle tecnologie e della scienza che sembrano avere preso il posto delle ideologie disumanizzanti del Novecento. In tale direzione l'Enciclica ripropone il valore sociale delle religioni; segnatamen te del ruolo del cristianesimo come ‘religione dell'umano'".
Secondo Martinez, l'Enciclica "esorta a passare dall'assolutismo della tecnica e del positivismo all'assolutismo dell'amore, di un amore vero, reale, integrale, che non esclude Dio, ma che include ed esalta la verità di Dio sull'uomo".
Il presidente nazionale del RnS condivide l'invito dell'Enciclica: "Non sarà vera globalizzazione se la persona umana non sarà accolta, difesa, promossa nella globalità del suo essere, a partire dalla famiglia e proseguendo con un rinnovato impegno educativo alla solidarietà e alla sussidiarietà".
Per Martinez "non ci saranno sviluppo plenario e bene comune e universale senza l'elevazione spirituale dell'uomo, senza ‘un'etica delle virtù' che rinnovi la cifra del sentire e dell'agire umano. Istituzioni, strutture sociali, culture hanno bisogno di un nuovo ethòs, che s egni una profonda stagione di conversione e di rinnovamento degli stili di vita sociali".
"È tempo - ha concluso il presidente del RnS - di un profondo rinnovamento spirituale! ‘La Chiesa e il mondo hanno bisogno di rinnovamento', gridava il Pontefice ai giovani radunati a Sydney lo scorso anno. Ora Benedetto XVI ci dà le ragioni di questo impegno al quale tutti e ciascuno siamo chiamati".
Per Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita, la Caritas in veritate ribadisce in maniera magistrale che "non c'è vero sviluppo senza il rispetto del diritto alla vita".
A suo avviso, il pensiero di Madre Teresa secondo cui "i bambini a cui viene impedito di nascere sono i più poveri tra i poveri" trova nella nuova Enciclica una sistemazione culturale definitiva".
Casini ha precisato che "il collegamento tra la questione della vita nascente e morente con la questione de i diritti umani e della solidarietà anche a livello internazionale mostra la natura centrale, fondativa del diritto alla vita rispetto all'architettura complessiva degli Stati e delle relazioni internazionali".
Per questo motivo, ha osservato, "il Movimento per la Vita ringrazia Benedetto XVI per la profondità del suo insegnamento".
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