Un libro smonta le paure
e spiega il realismo cristiano
1° settembre 2010
1° settembre 2010
Tratto da ZENIT.org
La vera malattia del terzo millennio è l’ideologia catastrofista che ha fabbricato e diffuso paure a non finire. L’antidoto per un mondo che sembra dominato da fobie e disperazione è la speranza e l’ottimismo del realismo cristiano.
Questa è quanto sostengono Riccardo Cascioli e Antonio Gaspari nel libro appena uscito “2012. Catastrofismo e fine dei tempi” (Edizioni Piemme).
A leggere i giornali, ad ascoltare la radio o vedere la TV, per l’umanità sembra non esserci scampo.
Entro il dicembre del 2012 sono previste una serie di catastrofi senza fine: il sole brucerà la terra, il pianeta sarà colpito da un asteroide gigante, ci sarà l’inversione magnetica, i Maya l’avrebbero già predetto, e una serie di coincidenze astrali lo confermerebbe: stiamo per entrare in un periodo di non ritorno.
Ma Cascioli e Gaspari non ci credono e dopo aver svolto un'analisi dettagliata delle previsioni catastrofiche mai avvenute, smontano in maniera dettagliata e puntuale tutte le grandi paure di questo inizio di millennio.
I due, autori di libri di grande diffusione come “La bugie degli ambientalisti”, “Che tempo farà” e “I Padroni del Pianeta”, mostrano brillantemente le tante contraddizioni e l’inconsistenza delle tante paure che minacciano il quieto vivere dell’umanità, quali la bomba demografica, la scomparsa delle specie e delle foreste, il riscaldamento globale, le radiazioni e le onde che bruciano il cervello, la diffusione di pandemie, l’influenza assassina, ecc.
Nel libro si racconta anche come nel corso della storia, la bramosia del potere ha spinto uomini e gruppi diversi a cercare di formulare e utilizzare paure per controllare popoli, nazioni, imperi.
Il volume scritto da Cascioli e Gaspari non si limita alla critica costruttiva, ma propone un ritorno all’esperienza cristiana, quale vaccino contro le paure.
Per approfondire un tema di così grande attualità, ZENIT ha intervistato Riccardo Cascioli, giornalista di Avvenire, Senior Fellow del Catholic Family and Human Rights Institute, direttore dell’agenzia online SVIPOP (www.svipop.org) e collaboratore de il Timone.
Secondo alcuni nel 2012 il mondo finirà. C'è anche un Film che racconta l'arrivo della catastrofe, e centinaia di indizi che parlano della catastrofe prossima ventura. Eppure nel libro appena pubblicato dalla Piemme, si sostiene che non c'è nulla da temere. Ci spiega il contenuto del libro in questione?
Cascioli: Diciamo soprattutto che non c'è nessun appuntamento con la fine del mondo per il 21 dicembre 2012. Infatti nella prima parte si prendono in esame le maggiori teorie sulla fine del mondo, dai Maya agli Egizi fino ai presunti allineamenti dei pianeti per svelarne l'assoluta inconsistenza dal punto di vista storico e scientifico. Poi allarghiamo il discorso alle paure del nostro tempo: non solo la fine del mondo e il catastrofismo ecologista, ma anche tutto quello che riguarda il cibo, la pandemia influenzale - come abbiamo visto per la suina -, il nucleare e così via.
Andiamo anche alla radice culturale del catastrofismo, che ha a che fare con la secolarizzazione del mondo occidentale ("Chi non crede in Dio finisce con il credere in tutto", diceva Chesterton) ma anche - più lontano - con il protestantesimo che ha introdotto una visione negativa dell'uomo.
Ma soprattutto mostriamo come quella degli allarmismi sia una fiorente industria dal punto di vista economico - basterebbe guardare agli strepitosi guadagni delle industrie farmaceutiche per i vaccini nel caso dell'influenza suina o agli incassi di libri e film sul 2012 - e anche politico. Perché con il pretesto dell'emergenza planetaria c'è chi si sta dando da fare per "sospendere" la democrazia e limitare le libertà a livello mondiale. C'è un progetto politico ben preciso di cui riveliamo protagonisti e obiettivi.
Nel volume si sostiene che la morbosità delle previsioni infauste è alimentata da gruppi di potere che utilizzano le paure per interessi politici e speculativi. Può farci qualche esempio di come funziona la “fabbrica delle paure”?
Cascioli: Come già detto c'è sicuramente chi pensa di sfruttare politicamente le paure e l'annuncio di catastrofi. Basti pensare a come i governi sono fortemente pressati a fare precise scelte energetiche dalla presunta emergenza climatica. Soprattutto ci sono circoli politici mondiali, come il Club di Roma, che già da anni affermano esplicitamente che il sistema democratico è inadeguato per rispondere alle grandi emergenze planetarie.
Emergenze che sono perlopiù costruite a tavolino, come il recente scandalo dei dati truccati sul clima ha svelato a chi non vuole chiudere gli occhi davanti alla realtà. Ma nel fabbricare paure un ruolo fondamentale ce l'hanno i media, che dominano la cultura occidentale. Molto spesso, i media si fanno ripetitori di allarmi, senza neanche verificarne l'attendibilità, anche perché gli allarmi fanno vendere. Ma a questo contribuisce anche la crescente influenza della cosiddetta cultura popolare, ovvero libri e film che - mescolando fatti veri alla fiction - propongono una realtà verosimile che diventa però una fonte di "formazione" oltre che di informazione.
L'assottigliarsi del confine tra realtà e fiction è un aspetto importante della nostra società: è così che romanzi e film come 2012, Apocalypse Now, Il Codice da Vinci diventano per molte persone una fonte distorta per capire la realtà.
Il libro si presenta anche come un antidoto alle tante paure che attraversano l'immaginario collettivo dei tempi moderni. Si propone l'esperienza cristiana come “l'unico avvenimento religioso nella storia che permette di affrontare la realtà con una sguardo positivo”. Può illustrarci come si arriva a queste considerazioni?
Cascioli: Storicamente il cristianesimo - e direi più precisamente il cattolicesimo - è l'unica religione che guarda alla realtà - a tutta la realtà - in modo positivo, perché la realtà - come dice San Paolo - è Cristo. Ed è nella realtà, ovvero nelle vicende quotidiane - piccole e grandi - che si verifica la verità e la convenienza della fede. Cristo ha redento tutta la realtà, anche il nostro peccato, per questo si può vivere senza bisogno di cancellare o censurare nulla né della nostra esperienza umana né del mondo che ci circonda.
Al contrario, tutto - anche il peccato, anche la circostanza negativa, anche il dolore e la fatica - diventa occasione di conversione e di speranza. Questo ha un impatto positivo e un'incidenza profonda sulla realtà, come ci dimostra la storia. Proprio da questa coscienza, ad esempio, i monaci benedettini - pur senza averlo come programma - nel Medioevo hanno bonificato e reso vivibile per gli uomini grandi porzioni del territorio europeo. Così le catastrofi naturali - che hanno da sempre accompagnato la presenza umana - non hanno paralizzato ma hanno spinto a lavorare per rendere l'esistenza umana meno precaria e vulnerabile, e gli uomini più liberi. L'esatto opposto di ciò che si prefigge il catastrofismo dominante.
Questa è quanto sostengono Riccardo Cascioli e Antonio Gaspari nel libro appena uscito “2012. Catastrofismo e fine dei tempi” (Edizioni Piemme).
A leggere i giornali, ad ascoltare la radio o vedere la TV, per l’umanità sembra non esserci scampo.
Entro il dicembre del 2012 sono previste una serie di catastrofi senza fine: il sole brucerà la terra, il pianeta sarà colpito da un asteroide gigante, ci sarà l’inversione magnetica, i Maya l’avrebbero già predetto, e una serie di coincidenze astrali lo confermerebbe: stiamo per entrare in un periodo di non ritorno.
Ma Cascioli e Gaspari non ci credono e dopo aver svolto un'analisi dettagliata delle previsioni catastrofiche mai avvenute, smontano in maniera dettagliata e puntuale tutte le grandi paure di questo inizio di millennio.
I due, autori di libri di grande diffusione come “La bugie degli ambientalisti”, “Che tempo farà” e “I Padroni del Pianeta”, mostrano brillantemente le tante contraddizioni e l’inconsistenza delle tante paure che minacciano il quieto vivere dell’umanità, quali la bomba demografica, la scomparsa delle specie e delle foreste, il riscaldamento globale, le radiazioni e le onde che bruciano il cervello, la diffusione di pandemie, l’influenza assassina, ecc.
Nel libro si racconta anche come nel corso della storia, la bramosia del potere ha spinto uomini e gruppi diversi a cercare di formulare e utilizzare paure per controllare popoli, nazioni, imperi.
Il volume scritto da Cascioli e Gaspari non si limita alla critica costruttiva, ma propone un ritorno all’esperienza cristiana, quale vaccino contro le paure.
Per approfondire un tema di così grande attualità, ZENIT ha intervistato Riccardo Cascioli, giornalista di Avvenire, Senior Fellow del Catholic Family and Human Rights Institute, direttore dell’agenzia online SVIPOP (www.svipop.org) e collaboratore de il Timone.
Secondo alcuni nel 2012 il mondo finirà. C'è anche un Film che racconta l'arrivo della catastrofe, e centinaia di indizi che parlano della catastrofe prossima ventura. Eppure nel libro appena pubblicato dalla Piemme, si sostiene che non c'è nulla da temere. Ci spiega il contenuto del libro in questione?
Cascioli: Diciamo soprattutto che non c'è nessun appuntamento con la fine del mondo per il 21 dicembre 2012. Infatti nella prima parte si prendono in esame le maggiori teorie sulla fine del mondo, dai Maya agli Egizi fino ai presunti allineamenti dei pianeti per svelarne l'assoluta inconsistenza dal punto di vista storico e scientifico. Poi allarghiamo il discorso alle paure del nostro tempo: non solo la fine del mondo e il catastrofismo ecologista, ma anche tutto quello che riguarda il cibo, la pandemia influenzale - come abbiamo visto per la suina -, il nucleare e così via.
Andiamo anche alla radice culturale del catastrofismo, che ha a che fare con la secolarizzazione del mondo occidentale ("Chi non crede in Dio finisce con il credere in tutto", diceva Chesterton) ma anche - più lontano - con il protestantesimo che ha introdotto una visione negativa dell'uomo.
Ma soprattutto mostriamo come quella degli allarmismi sia una fiorente industria dal punto di vista economico - basterebbe guardare agli strepitosi guadagni delle industrie farmaceutiche per i vaccini nel caso dell'influenza suina o agli incassi di libri e film sul 2012 - e anche politico. Perché con il pretesto dell'emergenza planetaria c'è chi si sta dando da fare per "sospendere" la democrazia e limitare le libertà a livello mondiale. C'è un progetto politico ben preciso di cui riveliamo protagonisti e obiettivi.
Nel volume si sostiene che la morbosità delle previsioni infauste è alimentata da gruppi di potere che utilizzano le paure per interessi politici e speculativi. Può farci qualche esempio di come funziona la “fabbrica delle paure”?
Cascioli: Come già detto c'è sicuramente chi pensa di sfruttare politicamente le paure e l'annuncio di catastrofi. Basti pensare a come i governi sono fortemente pressati a fare precise scelte energetiche dalla presunta emergenza climatica. Soprattutto ci sono circoli politici mondiali, come il Club di Roma, che già da anni affermano esplicitamente che il sistema democratico è inadeguato per rispondere alle grandi emergenze planetarie.
Emergenze che sono perlopiù costruite a tavolino, come il recente scandalo dei dati truccati sul clima ha svelato a chi non vuole chiudere gli occhi davanti alla realtà. Ma nel fabbricare paure un ruolo fondamentale ce l'hanno i media, che dominano la cultura occidentale. Molto spesso, i media si fanno ripetitori di allarmi, senza neanche verificarne l'attendibilità, anche perché gli allarmi fanno vendere. Ma a questo contribuisce anche la crescente influenza della cosiddetta cultura popolare, ovvero libri e film che - mescolando fatti veri alla fiction - propongono una realtà verosimile che diventa però una fonte di "formazione" oltre che di informazione.
L'assottigliarsi del confine tra realtà e fiction è un aspetto importante della nostra società: è così che romanzi e film come 2012, Apocalypse Now, Il Codice da Vinci diventano per molte persone una fonte distorta per capire la realtà.
Il libro si presenta anche come un antidoto alle tante paure che attraversano l'immaginario collettivo dei tempi moderni. Si propone l'esperienza cristiana come “l'unico avvenimento religioso nella storia che permette di affrontare la realtà con una sguardo positivo”. Può illustrarci come si arriva a queste considerazioni?
Cascioli: Storicamente il cristianesimo - e direi più precisamente il cattolicesimo - è l'unica religione che guarda alla realtà - a tutta la realtà - in modo positivo, perché la realtà - come dice San Paolo - è Cristo. Ed è nella realtà, ovvero nelle vicende quotidiane - piccole e grandi - che si verifica la verità e la convenienza della fede. Cristo ha redento tutta la realtà, anche il nostro peccato, per questo si può vivere senza bisogno di cancellare o censurare nulla né della nostra esperienza umana né del mondo che ci circonda.
Al contrario, tutto - anche il peccato, anche la circostanza negativa, anche il dolore e la fatica - diventa occasione di conversione e di speranza. Questo ha un impatto positivo e un'incidenza profonda sulla realtà, come ci dimostra la storia. Proprio da questa coscienza, ad esempio, i monaci benedettini - pur senza averlo come programma - nel Medioevo hanno bonificato e reso vivibile per gli uomini grandi porzioni del territorio europeo. Così le catastrofi naturali - che hanno da sempre accompagnato la presenza umana - non hanno paralizzato ma hanno spinto a lavorare per rendere l'esistenza umana meno precaria e vulnerabile, e gli uomini più liberi. L'esatto opposto di ciò che si prefigge il catastrofismo dominante.
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