martedì 20 ottobre 2009

L'ALTRA OMELIA (9) - IL SERVO GESU' E' LA LUCE DELLA VITA

XXIX Domenica
del Tempo Ordinario
18 ottobre 2009
Di padre Angelo del Favero
16 ottobre 2009
Tratto da ZENIT.org
“Mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i discepoli, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: 'Ecco, noi saliamo a Gerusalemme…lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà'. Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: 'Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo'. Egli disse loro: 'Che cosa volete che io faccia per voi?'. Gli risposero: 'Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra' (…). Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono ad indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: 'Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi li opprimono. Tra voi, però, non è così; ma chi vuol diventare grande tra voi sarà vostro servitore e chi vuol essere il primo tra voi si farà schiavo di tutti. Anche il figlio dell’uomo, infatti, non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti'” (Mc 10,35-45).
“Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, così da essere aiutati al momento opportuno” (Eb 4,14-16).

Il tema della 83a Giornata Missionaria Mondiale, che la Chiesa celebra in questa Domenica, è: “Le nazioni cammineranno alla sua luce”. Nel suo Messaggio, Papa Benedetto afferma: “Scopo della missione della Chiesa, infatti, è di illuminare con la luce del Vangelo tutti i popoli nel loro cammino storico verso Dio, perché in Lui abbiano la loro piena realizzazione ed il loro compimento. Dobbiamo sentire l’ansia e la passione di illuminare tutti i popoli con la luce di Cristo, che risplende sul volto della Chiesa, perché tutti si raccolgano nell’unica famiglia umana, sotto la paternità amorevole di Dio”.
Questo tema si collega bene con le Letture odierne. Infatti, se la luce del Vangelo, che è la Verità della vita rivelata in Cristo da Dio Padre, avvolge ed illumina il mondo intero, ciò è dovuto al sacrificio espiatorio di Gesù, Servo del Signore (Is 53,10-11), che ci ha giustificati e riconciliati con Dio grazie a due “passaggi”: “è passato attraverso i cieli”, cioè la sfera di Dio cui apparteneva per natura (come un bambino che “rompe le acque” uscendo dal grembo), ed ha attraversato la nostra umanità, facendosi prossimo di ogni uomo al punto da condividere la fragilità della nostra condizione umana, con tutte le sue tentazioni e sofferenze, escluso il peccato (Eb 4,14-16).
Il Vangelo ci rivela poi un terzo “passaggio”, quello che dipende da ognuno di noi, se davvero vogliamo che la luce del Vangelo trasfiguri la nostra vita: abbandonare la logica naturale del potere e del successo per entrare in quella del servizio, del dono di sé fino all’immolazione della propria vita, come ha fatto Gesù.
Questo terzo passaggio è decisivo per la vita di fede come il latte materno per un neonato. Al riguardo, il fatto che la Giornata Missionaria sia “Mondiale” rischia di proiettarla nel vago lontano e generico dell’evangelizzazione dei popoli, sottraendola al suo presupposto e fondamento personale: la Giornata è Missionaria, è Mondiale e riguarda le nazioni, ma le nazioni sono costituite dalle persone, ed è in primo luogo la singola persona ad avere bisogno di camminare, giorno dopo giorno, alla luce del Vangelo che promana dal Signore Risorto.
Qual è questa luce, dove viene proiettata e in cosa consiste questo cammino personale? La luce è la Verità rivelata da Dio Padre per mezzo della sua Parola, che è Cristo: “Lampada ai miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino” (Salmo 119,105); se uno ascolta veramente la Parola-Gesù, la sua luce viene proiettata come faro sulla intelligenza e sulla coscienza, chiarificando con certezza ciò che è bene e ciò che è male, e abilitando il cuore ad agire in conseguenza, obbedendo alla volontà di Dio di giorno in giorno, passo dopo passo.
Questo è il cammino della vita, che ci interpella per mezzo delle circostanze familiari, dei fatti di cronaca, della mentalità corrente, delle persone che incontriamo, ecc. Dicendo “il cammino della vita”, tuttavia, non intendo solamente l’esistenza quotidiana, ma “la vita umana in cammino”, cioè l’uomo vivente che avanza nella vita, dal primo passo del concepimento all’ultimo della morte naturale. La vita stessa, infatti, è diventata “segno di contraddizione” per questo nostro tempo (Lc 2,34).
Lasciamoci qui illuminare dalla luce del Magistero della Chiesa. Nell’enciclica “Evangelium vitae”, Giovanni Paolo II parla accoratamente di questo cammino e delle sue insidie mortali, tra le quali massima è l’accecamento della coscienza, contagiata dal virus endemico del laicismo: “Ogni minaccia alla dignità e alla vita dell’uomo non può non ripercuotersi nel cuore stesso della Chiesa, non può non toccarla al centro della propria fede nell’incarnazione redentrice del Figlio di Dio, non può non coinvolgerla nella sua missione di annunciare il Vangelo della vita in tutto il mondo e ad ogni creatura. Oggi questo annuncio si fa particolarmente urgente per l’impressionante moltiplicarsi ed acutizzarsi delle minacce alla vita delle persone e dei popoli, soprattutto quando essa è debole e indifesa.(…). La stessa medicina, che per sua vocazione è ordinata alla difesa e alla cura della vita umana, in alcuni suoi settori si presta sempre più largamente a realizzare questi atti contro la persona e in tal modo deforma il suo volto, contraddice se stessa e avvilisce la dignità di quanti la esercitano. L’esito al quale si perviene è drammatico: se è quanto mai grave e inquietante il fenomeno dell’eliminazione di tante vite umane nascenti o sulla via del tramonto, non meno grave e inquietante è il fatto che la stessa coscienza, quasi ottenebrata da così vasti condizionamenti, fatica sempre più a percepire la distinzione tra il bene e il male in ciò che tocca lo stesso fondamentale valore della vita umana” (n° 4).
Pensiamo non solo alla “pillola del giorno dopo”, alla RU 486, alla strage embrionale programmata nella fecondazione artificiale, alla ricerca omicida sulle staminali embrionali, all’aborto “194”, all’eutanasia, ma anche alla questione recente sull’omofobia. Al riguardo, la tenebra dell’ideologia impedisce di lasciarsi illuminare dallo splendore della verità che la Chiesa insegna: l’omosessualità, come condizione involontaria di un diverso orientamento sessuale personale, non è peccato, né sminuisce la dignità dei figli di Dio; mentre il comportamento omosessuale, in quanto esercizio moralmente disordinato della sessualità, è peccato che avvilisce tale intatta dignità.
Alla cataratta della coscienza conduce fatalmente la superbia e la bramosia di potere, manifestata nel Vangelo dai discepoli Giacomo e Giovanni nel pretendere i primi posti in Paradiso: “Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo” (Mc 10,35). All’opposto sta la virtù dell’umiltà, fondamento che da’ equilibrio a tutte le nostre relazioni, in particolare l’amicizia e l’amore reciproco, vissuti come servizio: “Anche il Figlio dell’uomo, infatti, non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,45).
Scrive la carmelitana santa Teresa d’Avila, Dottore della Chiesa: “Mi chiedevo una volta perché Dio ami tanto l’umiltà, e mi venne in mente, d’improvviso, senza alcuna mia riflessione, che ciò deve essere perché Egli è somma Verità, e che l’umiltà è verità. E’ verità indiscutibile che da parte nostra non abbiamo nulla di buono, ma solo miseria e niente. Chi più lo intende, più si fa accetto alla suprema Verità, perché in essa cammina” (“Castello interiore”, seste mansioni, cap. 10, n°7).
Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E' diventato carmelitano nel 1987. E' stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.

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