NETTURBINI AL “VERDE”
IN ARRIVO ALTRI GIORNI DI SCIPERO
IN TUTTA LA PROVINCIA
SI PARLA DI MILIONI DI EURO, DAI 50 AI 75,
CHE SAREBBERO STATI DISTOLTI
DALLA DESTINAZIONE ALLA DITTA,
PER ESSERE IMPIEGATI
DALLE AMMINISTRAZIONI COMUNALI
PER FINALITA’ DIVERSE.
Tratto da “La Gazzetta del Mezzogiorno-Lecce”
del 21 Febbraio 2009
Cassonetti della spazzatura stracolmi ieri in quasi tutta la provincia di Lecce. I cumuli di immondizia e le campane per la raccolta differenziata sono rimasti al loro posto, per terra e nei pressi delle abitazioni. L’astensione dal lavoro degli operatori ecologici ha fatto seguito alla proclamazione dello stato di agitazione, preannunciato nei giorni scorsi dalle sigle sindacali, a causa del mancato pagamento dei salari da parte delle imprese che hanno in appalto la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
Da parte loro, le aziende lamentano il mancato trasferimento delle risorse da parte dei Comuni. In sostanza, in tutti e tre gli Ato (Ambito territoriali ottimali) salentini, moltissimi comuni (si parla del 90 per cento), sarebbero in arretrato con i pagamenti dei ratei. E quindi, a cascata, i lavoratori e le loro famiglie, quasi tutte monoreddito, sono rimaste al verde.
Ieri mattina, davanti alla prefettura in via XXV Luglio, le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Fiadel hanno organizzato un civilissimo sit in di protesta e di sensibilizzazione al problema. Nel tardo pomeriggio hanno deciso di aggiornare l’incontro a lunedì prossimo, quando sarà programmato un altro sciopero di due giorni.
Ma cosa sta accadendo in concreto? Come mai i comuni, dopo aver chiesto ai propri residenti la tassa per i rifiuti (Tarsu), non hanno onorato gli impegni assunti con le aziende ecologiche? «Si parla di milioni di euro, dai 50 ai 75, che sarebbero stati distolti dalla destinazione Rsu, per essere impiegati dalle amministrazioni comunali per finalità diverse», spiega Roberto Greco segretario Fiadel, «Infatti il capitolo nel quale confluiscono le risorse Tarsu è uno solo e quindi i comuni, quasi tutti, avendo altri impegni scoperti, hanno pensato di farvi fronte con i soldi versati dai cittadini. In questo modo, non pagando le discariche, i trasportatori e le aziende ecologiche, hanno di fatto tagliato i viveri ai loro dipendenti. Quindi almeno 500 operatori attendono lo stipendio di gennaio».
La città capoluogo non è interessata. L’amministrazione comunale di Lecce ha pagato le due ditte che hanno l’appalto dei rifiuti. «La situazione rischia di aggravarsi», prevede il segretario Fiadel, «perché si innesca un meccanismo perverso, secondo il quale, se l’azienda non è in regola con il Durc, il documento unitario di regolarità contributiva, si vedrà bloccare da Equitalia, per conto dell’Agenzia delle entrate, il mandato di pagamento dei comuni».
I dipendenti, è facile immaginare, sono sul piede di guerra e pronti allo scontro sociale. «Attenzione, il malessere che siamo costretti ad ingoiare ogni giorno potrebbe esplodere da un momento all’altro», dice Antonio Caddia, dipendente di “Bianco Igiene ambientale”, «siamo stanchi di essere considerati rifiuti sociali. Perfino noi stessi temiamo di non riuscire a contenere la rabbia, fatta di troppe aspettative deluse».