22 luglio 2009
Tratto da ZENIT.org
L'autonomia dice libertà di scelta: non si è liberi se non si è posti nella condizione di scegliere. L'immunità, invece, dice assenza di coercizione da parte di un qualche agente esterno. È, in buona sostanza, la libertà negativa (ovvero la "libertà da"). La capacitazione, (letteralmente: capacità di azione) infine, dice capacità di scelta, di conseguire cioè gli obiettivi, almeno in parte o in qualche misura, che il soggetto si pone. Non si è liberi se mai (o almeno in parte) si riesce a realizzare il proprio piano di vita. Come si può comprendere, la sfida da raccogliere è quella di fare stare insieme tutte e tre le dimensioni della libertà: è questa la ragione per la quale il paradigma del bene comune appare come una prospettiva quanto mai interessante da esplorare.
Alla luce di quanto precede riusciamo a comprendere perché la crisi finanziaria non può dirsi un evento né inatteso né inspiegabile. Ecco perché, senza nulla togliere agli indispensabili interventi in chiave regolatoria e alle necessarie nuove forme di controllo, non riusciremo ad impedire l'insorgere in futuro di episodi analoghi se non si aggredisce il male alla radice, vale a dire se non si interviene sulla matrice culturale che sorregge il sistema economico. Alle autorità di governo questa crisi lancia un duplice messaggio. In primo luogo, che la critica sacrosanta allo "Stato interventista" in nessun modo può valere a disconoscere il ruolo centrale dello "Stato regolatore". In secondo luogo, che le autorità pubbliche collocate ai diversi livelli di governo devono consentire, anzi favorire, la nascita e il rafforzamento di un mercato finanziario pluralista, un mercato cioè in cui possano operare in condizioni di oggettiva parità soggetti diversi per quanto concerne il fine specifico che essi attribuiscono alla loro attività. Penso alle banche del territorio, alle banche di credito cooperativo, alle banche etiche, ai vari fondi etici. Si tratta di enti che non solamente non propongono ai propri sportelli finanza creativa, ma soprattutto svolgono un ruolo complementare, e dunque equilibratore, rispetto agli agenti della finanza speculativa. Se negli ultimi decenni le autorità finanziarie avessero tolto i tanti vincoli che gravano sui soggetti della finanza alternativa, la crisi odierna non avrebbe avuto la potenza devastatrice che stiamo conoscendo.
Prima di concludere, desidero ringraziare il presidente del Senato della Repubblica Italiana, onorevole Schifani, per avermi consentito di illustrare a questo qualificato uditorio alcuni tratti dell'ultima enciclica di Benedetto XVI.
In qualche modo si tratta oggi come di un ritorno del Santo Padre in questa sede del Senato della Repubblica, ove l'allora cardinale Joseph Ratzinger tenne il 13 maggio 2004 nella Biblioteca del Senato stesso una non dimenticata lectio magistralis sul tema "Europa. I suoi fondamenti spirituali ieri, oggi e domani".
È interessante notare come in quell'intervento, tra l'altro, il futuro Pontefice toccava alcuni temi che ritroviamo oggi nella sua ultima enciclica. Pensiamo, ad esempio, all'affermazione della ragione profonda della dignità della persona e dei suoi diritti: essi - diceva l'allora cardinale Ratzinger - "non vengono creati dal legislatore, né conferiti ai cittadini, "ma piuttosto esistono per diritto proprio, sono sempre da rispettare da parte del legislatore, sono a lui previamente dati come valori di ordine superiore". Questa validità della dignità umana previa ad ogni agire politico e ad ogni decisione politica rinvia ultimamente al Creatore: solamente Egli può stabilire valori che si fondano sull'essenza dell'uomo e che sono intangibili. Che ci siano valori che non sono manipolabili per nessuno è la vera e propria garanzia della nostra libertà e della grandezza umana; la fede cristiana vede in ciò il mistero del Creatore e della condizione di immagine di Dio che egli ha conferito all'uomo". Nella Caritas in veritate Benedetto XVI ripete che "i diritti umani rischiano di non essere rispettati" quando "vengono privati del loro fondamento trascendente" (n. 56), cioè quando si dimentica che "Dio è il garante del vero sviluppo dell'uomo, in quanto, avendolo creato a sua immagine, ne fonda altresì la trascendente dignità" (n. 29).
Ancora, nella lectio magistralis tenuta cinque anni or sono, l'attuale Pontefice ricordava che "un secondo punto in cui appare l'identità europea è il matrimonio e la famiglia. Il matrimonio monogamico, come struttura fondamentale della relazione tra uomo e donna e al tempo stesso come cellula nella formazione della comunità statale, è stato forgiato a partire dalla fede biblica. Esso ha dato all'Europa, a quella occidentale come a quella orientale, il suo volto particolare e la sua particolare umanità, anche e proprio perché la forma di fedeltà e di rinuncia qui delineata dovette sempre nuovamente venir conquistata, con molte fatiche e sofferenze.
L'Europa non sarebbe più Europa, se questa cellula fondamentale del suo edificio sociale scomparisse o venisse essenzialmente cambiata". Nella Caritas in veritate questo monito si allarga fino a divenire universale, diremmo globale, e raggiunge tutti responsabili della vita pubblica; così leggiamo, infatti, in essa: "Diventa (...) una necessità sociale, e perfino economica, proporre ancora alle nuove generazioni la bellezza della famiglia e del matrimonio, la rispondenza di tali istituzioni alle esigenze più profonde del cuore e della dignità della persona. In questa prospettiva, gli Stati sono chiamati a varare politiche che promuovano la centralità e l'integrità della famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, prima e vitale cellula della società, facendosi carico anche dei suoi problemi economici e fiscali, nel rispetto della sua natura relazionale" (n. 44).
Certo la Caritas in veritate si rivolge, come si afferma nel suo titolo ufficiale, a tutti i membri della Chiesa cattolica e "a tutti gli uomini di buona volontà". Eppure per i principi che illumina, per i problemi che affronta e per le indicazioni che offre, questo documento pontificio, che ha suscitato tanta attesa, prima, e poi tanta attenzione e tanto apprezzamento, in particolare in ambito sociale, politico ed economico, mi sembra che possa trovare una singolare eco in questa sede istituzionale che è il Senato della Repubblica. Sono convinto che, al di là delle differenze di formazione e di convinzioni personali, coloro che hanno la delicata e onorifica responsabilità di rappresentare il popolo italiano e di esercitare per suo mandato il potere legislativo, possono trovare nelle parole del Papa un'alta e profonda ispirazione nello svolgimento della loro missione, così da rispondere adeguatamente alle sfide etiche, culturali e sociali che oggi ci interpellano e che con grande lucidità e completezza l'enciclica Caritas in veritate ci pone davanti. Il mio augurio è che questo documento del Magistero ecclesiale, che ho cercato di illustrarvi almeno in parte quest'oggi, possa in questa sede trovare l'attenzione che merita e così portare frutti positivi e abbondanti per il bene di ogni persona e di tutta l'umana famiglia, a cominciare dalla cara Nazione italiana.
Tratto da ZENIT.org
L'autonomia dice libertà di scelta: non si è liberi se non si è posti nella condizione di scegliere. L'immunità, invece, dice assenza di coercizione da parte di un qualche agente esterno. È, in buona sostanza, la libertà negativa (ovvero la "libertà da"). La capacitazione, (letteralmente: capacità di azione) infine, dice capacità di scelta, di conseguire cioè gli obiettivi, almeno in parte o in qualche misura, che il soggetto si pone. Non si è liberi se mai (o almeno in parte) si riesce a realizzare il proprio piano di vita. Come si può comprendere, la sfida da raccogliere è quella di fare stare insieme tutte e tre le dimensioni della libertà: è questa la ragione per la quale il paradigma del bene comune appare come una prospettiva quanto mai interessante da esplorare.
Alla luce di quanto precede riusciamo a comprendere perché la crisi finanziaria non può dirsi un evento né inatteso né inspiegabile. Ecco perché, senza nulla togliere agli indispensabili interventi in chiave regolatoria e alle necessarie nuove forme di controllo, non riusciremo ad impedire l'insorgere in futuro di episodi analoghi se non si aggredisce il male alla radice, vale a dire se non si interviene sulla matrice culturale che sorregge il sistema economico. Alle autorità di governo questa crisi lancia un duplice messaggio. In primo luogo, che la critica sacrosanta allo "Stato interventista" in nessun modo può valere a disconoscere il ruolo centrale dello "Stato regolatore". In secondo luogo, che le autorità pubbliche collocate ai diversi livelli di governo devono consentire, anzi favorire, la nascita e il rafforzamento di un mercato finanziario pluralista, un mercato cioè in cui possano operare in condizioni di oggettiva parità soggetti diversi per quanto concerne il fine specifico che essi attribuiscono alla loro attività. Penso alle banche del territorio, alle banche di credito cooperativo, alle banche etiche, ai vari fondi etici. Si tratta di enti che non solamente non propongono ai propri sportelli finanza creativa, ma soprattutto svolgono un ruolo complementare, e dunque equilibratore, rispetto agli agenti della finanza speculativa. Se negli ultimi decenni le autorità finanziarie avessero tolto i tanti vincoli che gravano sui soggetti della finanza alternativa, la crisi odierna non avrebbe avuto la potenza devastatrice che stiamo conoscendo.
Prima di concludere, desidero ringraziare il presidente del Senato della Repubblica Italiana, onorevole Schifani, per avermi consentito di illustrare a questo qualificato uditorio alcuni tratti dell'ultima enciclica di Benedetto XVI.
In qualche modo si tratta oggi come di un ritorno del Santo Padre in questa sede del Senato della Repubblica, ove l'allora cardinale Joseph Ratzinger tenne il 13 maggio 2004 nella Biblioteca del Senato stesso una non dimenticata lectio magistralis sul tema "Europa. I suoi fondamenti spirituali ieri, oggi e domani".
È interessante notare come in quell'intervento, tra l'altro, il futuro Pontefice toccava alcuni temi che ritroviamo oggi nella sua ultima enciclica. Pensiamo, ad esempio, all'affermazione della ragione profonda della dignità della persona e dei suoi diritti: essi - diceva l'allora cardinale Ratzinger - "non vengono creati dal legislatore, né conferiti ai cittadini, "ma piuttosto esistono per diritto proprio, sono sempre da rispettare da parte del legislatore, sono a lui previamente dati come valori di ordine superiore". Questa validità della dignità umana previa ad ogni agire politico e ad ogni decisione politica rinvia ultimamente al Creatore: solamente Egli può stabilire valori che si fondano sull'essenza dell'uomo e che sono intangibili. Che ci siano valori che non sono manipolabili per nessuno è la vera e propria garanzia della nostra libertà e della grandezza umana; la fede cristiana vede in ciò il mistero del Creatore e della condizione di immagine di Dio che egli ha conferito all'uomo". Nella Caritas in veritate Benedetto XVI ripete che "i diritti umani rischiano di non essere rispettati" quando "vengono privati del loro fondamento trascendente" (n. 56), cioè quando si dimentica che "Dio è il garante del vero sviluppo dell'uomo, in quanto, avendolo creato a sua immagine, ne fonda altresì la trascendente dignità" (n. 29).
Ancora, nella lectio magistralis tenuta cinque anni or sono, l'attuale Pontefice ricordava che "un secondo punto in cui appare l'identità europea è il matrimonio e la famiglia. Il matrimonio monogamico, come struttura fondamentale della relazione tra uomo e donna e al tempo stesso come cellula nella formazione della comunità statale, è stato forgiato a partire dalla fede biblica. Esso ha dato all'Europa, a quella occidentale come a quella orientale, il suo volto particolare e la sua particolare umanità, anche e proprio perché la forma di fedeltà e di rinuncia qui delineata dovette sempre nuovamente venir conquistata, con molte fatiche e sofferenze.
L'Europa non sarebbe più Europa, se questa cellula fondamentale del suo edificio sociale scomparisse o venisse essenzialmente cambiata". Nella Caritas in veritate questo monito si allarga fino a divenire universale, diremmo globale, e raggiunge tutti responsabili della vita pubblica; così leggiamo, infatti, in essa: "Diventa (...) una necessità sociale, e perfino economica, proporre ancora alle nuove generazioni la bellezza della famiglia e del matrimonio, la rispondenza di tali istituzioni alle esigenze più profonde del cuore e della dignità della persona. In questa prospettiva, gli Stati sono chiamati a varare politiche che promuovano la centralità e l'integrità della famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, prima e vitale cellula della società, facendosi carico anche dei suoi problemi economici e fiscali, nel rispetto della sua natura relazionale" (n. 44).
Certo la Caritas in veritate si rivolge, come si afferma nel suo titolo ufficiale, a tutti i membri della Chiesa cattolica e "a tutti gli uomini di buona volontà". Eppure per i principi che illumina, per i problemi che affronta e per le indicazioni che offre, questo documento pontificio, che ha suscitato tanta attesa, prima, e poi tanta attenzione e tanto apprezzamento, in particolare in ambito sociale, politico ed economico, mi sembra che possa trovare una singolare eco in questa sede istituzionale che è il Senato della Repubblica. Sono convinto che, al di là delle differenze di formazione e di convinzioni personali, coloro che hanno la delicata e onorifica responsabilità di rappresentare il popolo italiano e di esercitare per suo mandato il potere legislativo, possono trovare nelle parole del Papa un'alta e profonda ispirazione nello svolgimento della loro missione, così da rispondere adeguatamente alle sfide etiche, culturali e sociali che oggi ci interpellano e che con grande lucidità e completezza l'enciclica Caritas in veritate ci pone davanti. Il mio augurio è che questo documento del Magistero ecclesiale, che ho cercato di illustrarvi almeno in parte quest'oggi, possa in questa sede trovare l'attenzione che merita e così portare frutti positivi e abbondanti per il bene di ogni persona e di tutta l'umana famiglia, a cominciare dalla cara Nazione italiana.
5-FINE
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