martedì 26 maggio 2009

RIFIUTI, AZIENDE ORMAI ALLO STREMO / L'EMERGENZA E' DIETRO L'ANGOLO - QUANDO NESSUNO CREDEVA ALLE PAROLE DEL CONSIGLIERE STEFANO SCARCELLA

MELISSANO UNA BOMBA
AD OROLOGERIA
PRONTA AD ESPLODERE.
DITTE PRIVE DI RISORSE
E OPERAI SENZA STIPENDIO.
IMPRESE E ORGANIZZAZIONI SINDACALI
LANCIANO L'ALLARME AL PREFETTO
Di Mauro Ciardo
Tratto da "La Gazzetta del Mezzogiorno-Lecce"
del 21 Maggio 2009
La protesta degli operatori ecologici investe tutto il Salento da Nord a Sud. Ed in alcuni comuni, come a Veglie e Melissano, l’emergenza sembra ormai dietro l’angolo.
Ieri mattina l’ultima assemblea dei lavoratori Monteco aderenti alla Cgil a Veglie (ne riferiamo a parte), è servita a lamentare il mancato pagamento di tre mensilità. Le maestranze in passato hanno già avuto incontri in prefettura e in Confindustria e ieri si sono recate in municipio per battere cassa. La società dal canto suo ha sostenuto di essere a corto di liquidità perché il Comune non ha versato i canoni.
Un effetto domino che si potrebbe ben presto ripercuotere sull'ultimo anello della catena di smaltimento dei rifiuti, i cittadini-utenti che inconsapevoli pagano la tariffa Tarsu e potrebbero ricevere l’amara sorpresa della spazzatura incolta davanti alla porta di casa.
Ma anche a Melissano il malessere è ormai una «bomba ad orologeria» pronta ad esplodere. Anche qui il Comune è in arretrato di numerose mensilità nei confronti della ditta Gialplast (21 in tutto, a detta dell’azienda), che si è vista costretta a scrivere al prefetto preannunciando un imminente blocco del servizio per l’impossibilità materiale di sostenere le spese e corrispondere il dovuto ai dipendenti, ormai esasperati. Manca all’appello più di un milione di euro (tra arretrati e adeguamenti) e la ditta chiede un sollecito intervento del prefetto anche allo scopo di evitare problemi di natura igienica e sociale.
Ma è da più parti, in provincia, ad essere paventata l’emergenza sociale che potrebbe nascere dalla generale situazione di insolvenza dei comuni. Gli operai addetti alla raccolta hanno alle loro spalle famiglie e spese da sopportare come l’istruzione scolastica dei figli e le cure sanitarie.
Lo stesso discorso vale per gli addetti all’igiene urbana di Taviano, anche questi in forza alla ditta Gialplast, che da due mesi e mezzo non vedono l’om bra di un quattrino. Anche loro sono arrivati a protestare sotto il portone della prefettura, minacciando il blocco della raccolta, ma nonostante gli interventi dell’Ato Lecce 3 e la minaccia di questo ente di ricorrere ai decreti ingiuntivi per la riscossione coatta delle somme, nelle casse dell’ambito (che raggruppa 24 comuni del Sud Salento) non arriva un euro o quasi.
Dei quatto comuni sotto osservazione, Racale, Melissano, Taviano e Montesano Salentino, i primi due hanno iniziato a pagare attraverso una forma di rateizzazione delle somme, mentre Taviano si è giustificato dietro l’impossibilità di prelevare i soldi da altri capitoli di bilancio, in attesa che nelle casse municipali giungano le somme Tarsu che i cittadini stanno pagando in forma dilazionata. La burocrazia quindi si è dimostrata nemica degli operai, che il 7 maggio scorso hanno occupato la sede dell’Ato sita in piazza dell’Ami - cizia ad Acquarica del Capo, appoggiati dal sindacato Fiadel.
Non se la passano meglio gli operai Monteco che gestiscono la discarica di Ugento in località “Burg esi”. Qui i lavoratori all’inizio dello scorso aprile proclamarono tre giorni di sciopero lamentando, per voce del sindacato Fesica Confsal, due mensilità di stipendio arretrate, senza avere rassicurazioni in merito al pagamento. In questo caso si era riproposta un’analoga situazione vissuta a dicembre, quando sul posto di lavoro venne organizzata una manifestazione per la tutela dei propri diritti. Infine la questione del cantiere di Tiggiano, dove lo scorso febbraio solo in extremis venne scongiurato lo sciopero degli operai della ditta Armando Muccio, proclamato anche in questo caso per la mancata retribuzione. Gli addetti, in servizio part-time erano avevano minacciato il blocco delle attività coinvolgendo i sette comuni dell’Unione “Terra di Leuca”.

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