IN UNA RECENSIONE SI LEGGE: "...Vi consiglio il libro di Giorgio Tacconi dal titolo Sottosopra. Cosa succede al cimitero?, edito da Cabila. Il testo prende spunto da un fatto vero (l’esumazione a catena di salme – fino a 120 al giorno – nel cimitero di Torino avvenuta nel 2004) per raccontare i tre giorni in cui si intrecciano vicende grottesche di chi è chiamato a vario titolo a fronteggiare una crisi psicologica, emotiva, religiosa e politica.
Oltre alla curatissima veste grafica – con la copertina curata da Cristina Sitja Rubio – e a uno stile di scrittura leggero e ironico (o, come dice l’autore, cinematografica e maschile dal momento che si focalizza sui comportamenti e le azioni più che sui pensieri e le emozioni) il bello di questo libro sono i personaggi: una giornalista, una psicologa, una impiegata comunale, un assassino… persone che vivono in una qualunque città italiana. E poi molto belle sono le continue riflessioni sul rapporto dei vivi con i morti, con i propri morti, sul significato che la morte ha nella nostra società e sulla percezione che noi abbiamo della morte. Ma non è un libro pesante, anzi! Con ironia e intelligenza l’autore ci invita a guardare la nostra realtà da un altro punto di vista. Una lettura senza dubbio consigliata a chi ama riflettere."
“La ruspa forzava le lastre di marmo, le sollevava e le ribaltava senza tanti complimenti. Gli operai calpestavano il terreno che ricopriva le fosse. Cumuli di lapidi, lastre e terra ostruivano il vialetto laterale […] Dopo che le ruspe avevano scoperchiato le tombe con improvvisi schianti e sgasamenti, sollevando nuvole di polvere, gli operai cominciavano a scavare nel terreno e gli operatori cimiteriali vagavano tra le fosse aperte raccogliendo i resti con pale e rastrelli e infilandoli in sacchi bianchi, che a loro volta erano deposti nelle scatole. I poliziotti municipali cercavano di contenere i tentativi dei parenti di irrompere sul territorio di quella lenta e imbarazzata ricognizione […] Il cimitero un luogo importante per l’elaborazione del lutto ma occorre che sia in ordine, cio che svolga la sua funzione di individuazione della salma. Se sappiamo dov’è il defunto, possiamo liberarci più facilmente della sofferenza per la sua perdita. Non più a nostro carico, per così dire. Ora, al contrario, il problema che le salme non sono più al loro posto. Questo crea angoscia e dolore […] Anche se il cimitero un luogo collettivo, la tomba un luogo individuale, in cui si ricrea la casa, la famiglia. Quello che successo qui come se in un palazzo venissero eseguiti traslochi simultanei che mischiano i mobili dei vari appartamenti. Il cimitero il luogo del non tempo. Qui non deve succedere nulla, altrimenti la stessa percezione della morte va in crisi. Se il morto non riposa in pace, allora dov’è, cos’è? Come faccio a pensarlo morto?”
Oltre alla curatissima veste grafica – con la copertina curata da Cristina Sitja Rubio – e a uno stile di scrittura leggero e ironico (o, come dice l’autore, cinematografica e maschile dal momento che si focalizza sui comportamenti e le azioni più che sui pensieri e le emozioni) il bello di questo libro sono i personaggi: una giornalista, una psicologa, una impiegata comunale, un assassino… persone che vivono in una qualunque città italiana. E poi molto belle sono le continue riflessioni sul rapporto dei vivi con i morti, con i propri morti, sul significato che la morte ha nella nostra società e sulla percezione che noi abbiamo della morte. Ma non è un libro pesante, anzi! Con ironia e intelligenza l’autore ci invita a guardare la nostra realtà da un altro punto di vista. Una lettura senza dubbio consigliata a chi ama riflettere."
“La ruspa forzava le lastre di marmo, le sollevava e le ribaltava senza tanti complimenti. Gli operai calpestavano il terreno che ricopriva le fosse. Cumuli di lapidi, lastre e terra ostruivano il vialetto laterale […] Dopo che le ruspe avevano scoperchiato le tombe con improvvisi schianti e sgasamenti, sollevando nuvole di polvere, gli operai cominciavano a scavare nel terreno e gli operatori cimiteriali vagavano tra le fosse aperte raccogliendo i resti con pale e rastrelli e infilandoli in sacchi bianchi, che a loro volta erano deposti nelle scatole. I poliziotti municipali cercavano di contenere i tentativi dei parenti di irrompere sul territorio di quella lenta e imbarazzata ricognizione […] Il cimitero un luogo importante per l’elaborazione del lutto ma occorre che sia in ordine, cio che svolga la sua funzione di individuazione della salma. Se sappiamo dov’è il defunto, possiamo liberarci più facilmente della sofferenza per la sua perdita. Non più a nostro carico, per così dire. Ora, al contrario, il problema che le salme non sono più al loro posto. Questo crea angoscia e dolore […] Anche se il cimitero un luogo collettivo, la tomba un luogo individuale, in cui si ricrea la casa, la famiglia. Quello che successo qui come se in un palazzo venissero eseguiti traslochi simultanei che mischiano i mobili dei vari appartamenti. Il cimitero il luogo del non tempo. Qui non deve succedere nulla, altrimenti la stessa percezione della morte va in crisi. Se il morto non riposa in pace, allora dov’è, cos’è? Come faccio a pensarlo morto?”
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