martedì 16 novembre 2010

IL GIALLO DI RACALE / BIMBO SCOMPARSO NEL 1977, VERITA' VICINA - QUALCUNO HA VISTO IL VOLTO DEL RAPITORE

15 Novembre 2010
Di Gianfranco Lattante
Tratto dal Sito Internet
www.quotidianodipuglia.it
Il giallo intorno alla scomparsa del piccolo Mauro Romano si arricchisce di nuovi elementi e di nuovi testimoni. Un colpo di scena che neppure i genitori si aspettavano a 33 anni di distanza da quel 21 giugno del 1977. E oggi stesso papà Natale, che in paese tutti chiamano Gianni, e mamma Bianca scriveranno al procuratore affinché disponga che i nuovi testimoni siano ascoltati.
Le novità sono arrivate tutte insieme. L’altra sera si è materializzato quel Fabrizio che aveva inserito un commento sul sito del quotidiano online “La voce di Manduria.it”: «Quel tragico pomeriggio io, Mauro Romano e due altri amichetti abbiamo giocato con una carrozzina per neonati. Poi io e uno dei due siamo tornati a casa. La sera ho saputo della scomparsa». Prima di essere individuato dalla polizia postale, incaricata dalla Procura di risalire all’autore del messaggio, Fabrizio ha bussato all’abitazione della famiglia Romano. Ed ha raccontato quello che i genitori non sapevano e che nessuno ancora sapeva. La sua versione, di fatto, aggiorna la ricostruzione di quanto è accaduto 33 anni fa a Racale e tira in ballo altri testimoni.
Finora si pensava che Mauro fosse stato portato via mentre era nelle vicinanze dell’abitazione dei nonni materni, in vico Immacolata, dove era andato per togliere gli stivaletti di gomma e calzare i sandali. E invece non è così. Ma lo si è scoperto solo l’altra sera. Né le indagini di polizia e carabinieri e neppure le ricerche dei genitori avevano fatto emergere un particolare. Che è inedito, dunque. Quel pomeriggio il piccolo Mauro, di 6 anni, dopo aver tolto gli stivaletti, è andato a giocare non lontano dall’abitazione dei nonni. Ha raggiunto tre bambini più grandi di lui, fra cui Fabrizio, ed ha giocato con loro vicino ad alcuni rottami di ferro. Mauro ha giocato almeno fino alle 17.30, orario in cui Fabrizio è andato via accompagnato da un amico. Ma, un quarto d’ora dopo, quando la zia ha dato l’allarme perché non riusciva a trovare Mauro da nessuna parte, vicino ai rottami ferrosi, non c’era più nessuno.
Cosa è accaduto in quei quindici minuti? Potrebbe dirlo il quarto ragazzo che faceva parte dei gruppo di gioco. Fabrizio ha rivelato il suo nome ai genitori di Mauro. Ma anche lui, in tutti questi anni, è rimasto sempre in silenzio. Non ha parlato con nessuno di quel che è accaduto quel pomeriggio. Forse potrebbe aver visto se Mauro è andato via con qualcuno.
Ecco perchè i genitori di Mauro, assistiti dall’avvocato Ezio Garzia, chiedono che i nuovi testimoni vengano ascoltati. Nel giugno scorso il loro appello non è caduto nel vuoto. E il procuratore Cataldo Motta ha disposto la riapertura del fascicolo.
Il fratello invita gli investigatori
ad accelerare sulle indagini

Antonio Romano è il fratello maggiore di Mauro. Vive in Svizzera, a Ginevra, e segue con attenzione l’inchiesta sulla scomparsa dal fratello da quando il fascicolo è stato riaperto dopo la denuncia presentata nel maggio scorso dai genitori. La madre lo tiene al corrente sulle novità. E lo ha informato anche sui nuovi sviluppi e sulla comparsa dei testimoni.
«La testimonianza di Fabrizio è molto importante per il seguito delle indagini. Potrebbe rappresentare la svolta. Dopo tanti anni, forse, la verità è più vicina. Infatti - racconta Antonio - è molto probabile che quando il testimone Fabrizio è andato via con il secondo amichetto, Mauro sia rimasto ancora qualche minuto con l’altro componente del gruppetto, che è un vicino di casa che noi conoscevamo benissimo. Questo testimone potrà confermare alle autorità cosa è successo a mio fratello Mauro».
Come mai, secondo lei, finora nessuno di questi ragazzi, oggi tutti quarantenni, si è fatto avanti per parlare? A sua madre Fabrizio ha detto che non ci aveva mai pensato.
«Alcuni di questi nuovi testimoni erano anche miei compagni di classe. È incredibile che nessuno di loro mi abbia mai accennato che quel maledetto giorno Mauro aveva giocato in loro compagnia. Mi domando perché le autorità non fanno il necessario per sentire questi altri testimoni? Cosa aspettano?».
I nuovi testimoni sono stati scoperti sulla scorta di un messaggio pubblicato sul sito online di un quotidiano locale di cui lei ha scoperto l’esistenza. Sullo stesso sito è comparsa anche una poesia che sembra richiamare la tragica fine di Mauro. Cosa ne pensa?
«Non si dovrebbe prendere in considerazione quella poesia pubblicata su “La voce di Manduria.it” che lascia tristemente pensare ad una disgrazia: il semplice fatto che i cani poliziotto hanno confermato la presenza di Mauro in zona Castelforte, lascia supporre che mio fratello sia stato portato in quel luogo da una persona».
Lei sta dedicando un racconto al fratello scomparso, “Le foglie cadono in autunno”. È la storia della sua famiglia. Ma manca ancora il finale.
«Certo, attendo che questa vicenda si concluda per poter mettere la parola fine anche nel mio racconto. Una sola cosa posso confermare, questa nuova testimonianza porta la prova evidente che nessun membro della famiglia può essere sospettato, contrariamente a quanto è stato fatto dagli investigatori dell’epoca».
Nella vicenda un ruolo importante lo ha avuto anche la religione dei suoi genitori. All’epoca erano Testimoni di Geova. E, pur avendo raccolto elementi e dichiarazioni sul conto di un confratello che avrebbe avuto a che fare con la scomparsa di Mauro, non l’hanno denunciato per non violare la norma che non consente di portare in giudizio un altro fratello della stessa religione.
«Da dove dovrei incominciare? È difficile. Ecco come siamo stati trattati da un Testimone di Geova: “Il fratello carnale del piccolo scomparso, se ha le prove del coinvolgimento dei Testimoni di Geova, faccia nomi e cognomi e presenti le prove; se non lo fa, allora è semplicemente uno che dovrebbe vergognarsi di sporcare la memoria di suo fratello».
Un testimone conferma: ero con lui quel pomeriggio
L’autore del misterioso messaggio su Mauro Romano si è fatto avanti. Ieri pomeriggio ha incontrato i genitori del bambino scomparso 33 anni fa a Racale. E, prima che gli accertamenti avviati dalla polizia postale lo individuassero, ha preferito uscire dall’anonimato e raccontare a Gianni Natale Romano e Bianca Colaianni quanto accaduto il pomeriggio del 21 giugno del 1977 quando Mauro scomparve.
Fabrizio è entrato nella vicenda per via di un commento inserito sul sito del quotidiano online “La voce di Manduria.it”. Commentando la notizia della riapertura delle indagini sulla scomparsa di Mauro Romano aveva scritto: «Quel tragico pomeriggio io, Mauro e due altri amichetti abbiamo giocato con una carrozzina per neonati, poi io e uno dei due siamo tornati a casa. La sera ho saputo della scomparsa».
Il messaggio di Fabrizio risale al primo ottobre scorso. Non appena i genitori e il fratello di Mauro sono venuti a conoscenza dell’esistenza di quel commento hanno informato i carabinieri. E la Procura, nei giorni scorsi, ha affidato alla polizia postale l’incarico di acquisire i file di log (indirizzo Ip che è il numero identificativo di ogni collegamento Internet ed ora effettiva dell’inserimento del messaggio) per risalire all’identità di Fabrizio.
Senza attendere di essere convocato dagli agenti, Fabrizio (oggi poco più che quarantenne, residente a Racale) ha voluto incontrare i coniugi Romano che sono impegnati nella ricerca della verità sulla scomparsa del figlio.
L’incontro è avvenuto ieri sera. Fabrizio ha detto ai genitori di essere pronto a testimoniare e a raccontare quel che è accaduto quel pomeriggio. Le sue dichiarazioni sono importanti per ricostruire i minuti che hanno preceduto l’uscita di scena di Mauro. Fabrizio ha raccontato ai genitori di aver giocato con Mauro e altri due bambini fino alle 17.30, quando, poi, è arrivato il papà che lo ha portato via insieme con un altro ragazzo del gruppetto. Mauro, invece, è rimasto a giocare con l’altro bambino di pochi anni più grande di lui.
Fabrizio ha indicato nomi e cognomi di coloro che, quel pomeriggio, giocavano in quella zona del paese, non lontano dall’abitazione dei nonni di Mauro, vicino a rottami di ferro.
La scomparsa del bambino è avvenuta intorno alle 17.45. Il ragazzo che è rimasto con Mauro ha visto qualcuno?
I genitori di Mauro, assistiti dall’avvocato Ezio Garzia, nutrono più di un sospetto sul presunto responsabile della scomparsa e del rapimento del loro bambino. Lo hanno scritto anche nella lettera trasmessa in Procura che ha permesso di riaprire le indagini. Si tratta di un uomo di Racale che, come i genitori di Mauro, in passato era stato testimone di Geova. Secondo la coppia sarebbe stato lui a portare via Mauro a bordo di una Vespa bianca.
Una traccia nel giallo di Mauro
Un’iniziativa della Procura scrosta un po’ di polvere dal fascicolo ingiallito relativo alla scomparsa del piccolo Mauro Romano di Racale. È quasi paradossale che in una vicenda che rimbalza dagli abissi del tempo, le novità arrivino dalla Rete, da Internet.
Il piccolo Mauro è uscito di scena all’età di sei anni il 21 giugno del 1977. Il primo ottobre scorso fra i commenti pubblicati sul sito del quotidiano online “La Voce di Manduria.it” è apparso un testo inserito da un certo Fabrizio: poche righe per esprimere un’opinione sulla riapertura delle indagini a 33 anni di distanza. Ecco il testo: «Quel tragico pomeriggio io, Mauro Romano e due altri amichetti abbiamo giocato con una carrozzina per neonati, poi io e uno dei due siamo tornati a casa, la sera ho saputo della scomparsa».
Chi si nasconde dietro quel nickname? Un nuovo testimone? La Procura, adesso, intende identificarlo. Gli strumenti ci sono. È sufficiente risalire all’Ip (il numero identificativo di ogni collegamento Internet) e all’indirizzo e-mail del mittente. Gli agenti della polizia postale hanno richiesto al direttore del sito on-line i dati di chi ha spedito il commento. «Essendo stati formalmente delegati dalla locale autorità giudiziaria, in ordine alla riapertura del caso di scomparsa di Mauro Romano - si legge nella comunicazione della polizia postale - preghiamo voler fornire i file di log (indirizzo Ip ed ora effettiva) della pubblicazione del commento scritto dall’utente Fabrizio in data primo ottobre 2010».
Le indagini sono state riaperte grazie alla caparbietà dei genitori del piccolo Mauro, assistiti dall’avvocato Ezio Garzya. L’estate scorsa hanno depositato una denuncia in Procura nella quale ricostruiscono i fatti e forniscono anche indicazioni, anzi fanno proprio il nome, del possibile responsabile del rapinamento e della scomparsa del loro figlio. «Non l’abbiamo fatto prima - sottolineano nella denuncia Natale Romano e Bianca Colaianni - perché le regole della nostra congregazione, i testimoni di Geova, impediscono di denunciare un fratello. Adesso però siamo stufi e non riteniamo più di obbedire».
Mauro scomparve il pomeriggio del 20 giugno 1997. Quel giorno i genitori non erano a Racale. Si trovavano a Poggio Marino, nel Napoletano, per il funerale del padre di Natale. Il bambino restò con i nonni materni insieme con il fratello più grande Antonio che, però, si allontanò in compagnia di uno zio per assistere ad una gara ciclistica. Mauro scomparve da vico Immacolata, la strada della casa dei nonni. Le indagini portarono subito in zona Castelforte, una campagna che si raggiunge facilmente dall’abitazione dei nonni. Carabinieri, un investigatore privato e volontari setacciarono la zona. In un trullo, venne trovato un batuffolo di ovatta intriso di cloroformio, solitamente usato come tampone narcotizzante.
Nella denuncia i genitori indicano anche il presunto responsabile. Anche lui, in passato, è stato un testimone di Geova. Vive a Racale, ma finora non è mai stato interrogato dagli investigatori. Fu sentito, invece, il figlio del sospettato che, accompagnato da un avvocato di fiducia, smentì una sua precedente dichiarazione. Disse che aveva inventato tutto quando raccontò che Mauro, con il quale stava giocando a nascondino nella zona di Castelforte, era stato portato via da un uomo di grossa stazza, con “becco”, baffo e capelli ricci di colore nero che lo consegnò ad un uomo che era a bordo di un’auto bianca.
A convincere i coniugi a presentare la denuncia sono stati anche i ricordi del primogenito, Antonio che, a distanza di tanti anni, ha raccontato che il fratellino era solito salire sulla Vespa del sospettato.

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