giovedì 11 novembre 2010

APPROFONDIMENTO / SCUOLE PARITARIE, UN COLPO AL CERCHIO ED UNO ALLA BOTTE

Di Giuseppe Adernò
9 novembre 2010
Tratto da ZENIT.org
Nel mondo della scuola la parola “tagli” è non solo frequente nel linguaggio comune ma sembra costituire la regola ed il principio ispiratore di quella che viene definita “riforma”. La riduzione delle spese nella scuola pubblica si manifesta attraverso l’esercito dei precari e la riduzione dei posti di lavoro, delle ore di insegnamento e la contrazione delle cattedre.
Tutto ciò è vero ed è sotto gli occhi di tutti. Occorre comunque dare uno sguardo in giro e constatare che, se lo Stato dovesse provvedere al servizio scolastico anche dei 650 mila bambini della fascia 3-5 anni che frequentano le scuole dell’infanzia paritarie, dovrebbe istituire 26 mila nuove sezioni, alle quali dovrebbe assegnare 52 mila insegnanti, senza considerare le migliaia di collaboratori scolastici necessari per l’assistenza nei servizi. L’aumento di organici avrebbe ripercussioni anche sul dimensionamento degli istituti comprensivi e dei circoli didattici con sicuro effetto di incremento degli organici del personale amministrativo, ma con quali soldi? Dalla presenza delle scuole dell’infanzia non statali che accolgono il 40% dei bambini iscritti, lo Stato ci guadagna e ne ha un notevole risparmio. Per ogni bambino iscritto ad una scuola dell’infanzia lo Stato spende annualmente 6.116 euro, mentre per un bambino iscritto alla scuola dell’infanzia lo Stato versa un contributo pari a 584 euro, risparmiando così 5.532 euro. In tutto annualmente il risparmio dello Stato per la scuola dell’infanzia è di 3 miliardi e 436 milioni.
Con lo stesso criterio si può stimare in un altro miliardo e 202 milioni il risparmio dello Stato per gli alunni iscritti in scuole primarie paritarie (uno studente in scuola statale costa 7.366 euro, contro gli 866 di contributo pro capite in scuola paritaria). Per la scuola secondaria di I grado il risparmio sfiora i 500 milioni, mentre per le superiori è di un miliardo e 110 milioni. Se le scuole paritarie non esistessero, lo Stato dovrebbe spendere 6 miliardi e 245 milioni all’anno per accogliere il milione e 60 mila studenti attualmente iscritti a scuole non statali. Ma si fa finta di dimenticarlo ogni volta che si stanziano i fondi per la paritaria.
Da bravi operatori dello Stato smettiamola di lanciare slogan di opposizione preconcetta verso le scuole paritarie. Sono messaggi che risultano non veritieri. Le scuole paritarie hanno il diritto di esistere e di aver il contributo deciso per legge, dato che anch’esse svolgono una funzione ed un servizio “pubblico”, degno di rispetto e di attenzione educativa e sociale. Questa riflessione non intende, comunque, favorire i diplomifici, né le realtà aggregative che non meritano il nome di “scuola” e proprio lì è forse il caso di operare i necessari tagli e mettere ordine nell’universo caotico delle scuole “private”.
Il prof. Giuseppe Adernò è preside dell’Istituto “G. Parini” di Catania.

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